PALERMO. «Comparetto guidava la macchina di Cottone, la lasciammo lì e tornammo insieme a bordo della mia auto. Sentii che cominciavano a picchiarlo, sentii le urla, ma me ne andai». Pochi giorni dopo gli scavi in località Crocicchia, Stefano Lo Verso ricostruisce così gli ultimi momenti di vita di Andrea Cottone, sparito nel 2002 e consegnato da lui stesso agli assassini che, dopo averlo ucciso, ne fecero sparire il corpo. Quanto alla politica, Lo Verso, difeso dall’avvocato Monica Genovese, non nasconde il rancore della cosca contro l’ex sindaco di Ficarazzi, Giuseppe Macchiarella, che “non aveva accettato di assecondare le nostre richieste”. C’era da sanare una casa abusiva e Macchiarella aveva come consulente Antonino Fontana. Ritenemmo che fosse stato lui il responsabile di questa mancata sanatoria e io andai a bruciargli due macchine». Il pentito chiama in causa anche il suocero del sindaco uscente di Bagheria, Biagio Sciortino, estreneo alla vicenda. “Tale D’Amico - racconta - era presente, assieme a me, quando Onofrio Morreale vendette, per un milione e mezzo di lire, una pistola a Mezzatesta. L'arma poi fu ceduta a me e mel 2004 la diedi a mia volta a Comparetto».
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