Da anni, noi familiari di vittime di mafia, ci siamo battuti affinchè anche nel nostro caso, si potesse usufruire degli stessi benefici di legge, accordati a quanti sono stati vittime di organizzazioni criminali di stampo mafioso.
Già nel 2007, lo scrivente, unitamente a tanti altri familiari di vittime di mafia, ha preso parte ad una protesta indetta dinanzi i cancelli della Prefettura di Palermo.
Appare infatti fin troppo evidente, che dinanzi a delitti la cui matrice è identica, la legge de quo operi una discrimina in danno di noi familiari di vittime di mafia, che non trova fondamento nel principio di eguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione Italiana, che testualmente recita:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Un principio basilare, che sta anche alla base di tutte le altre democrazie costituzionali.
Orbene, la succitata legge, sembra non tener conto di questo fondamentale principio costituzionale, non garantendo alla nostra categoria, alla quale avremmo fatto volentieri a meno di appartenere, gli stessi benefici ad altre concessi.
Tanto per citare un esempio, noi familiari di vittime di mafia, affrontiamo di tasca nostra le spese processuali come parte civile, in attesa che si arrivi a sentenza definitiva e che lo Stato provveda al rimborso delle spese sostenute.
È palese, non soltanto il diverso trattamento penalizzante nei nostri riguardi, ma anche le difficoltà che ci troviamo costretti ad affrontare, prima di vederci riconosciuto un nostro diritto.
Della suddetta legge, noi beneficiamo solo di 2 articoli e 3 commi.
Mentre le vittime della strage di via dei Georgofili, tanto per fare un esempio, ottengono il riconoscimento ed i benefici ai sensi della succitata legge, noi familiari di vittime di mafia, nonostante i mandanti e dunque la matrice sia la stessa – in questo caso il boss Totò Riina, condannato anche per la strage di cui sopra, subiamo un diverso trattamento.
Dinanzi a tali disparità, una domanda sorge spontanea: per ottenere pari dignità e trattamento - e dunque poter usufruire degli stessi benefici economici riconosciuti per la strage di via dei Georgofili -,dovremmo forse chiedere al criminale Totò Riina di convertirsi al terrorismo?
Nel 2009 una delegazione di familiari delle vittime di mafia – scrivente compreso – venne ricevuta dall’Onorevole Mantovano.
In quella circostanza, ampie rassicurazioni vennero dato in merito al fatto che si sarebbe posta fine a questa diversità di trattamento, attivandosi nell’immediato tramite decreti, fino ad arrivare ad una totale equiparazione. carissimo angelo ti invio copia della lettera che ho inviato all onorevole francesco storace il quale mi ha assicurato il suo impegno, sulle nostre problematiche, ho mandato anche un messaggio al presidente della camera quale mi ha risposto che ha trasmesso la mia lettera alla commissione affari costituzionali on donato bruno e all onorevole giulia bongiorno, fai sentire anche la tua voce a presto.
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