venerdì 3 giugno 2011

Arresto Impastato, i pentiti: "Sul suo nome nessuno discuteva"

L'imprenditore sessantatreenne, arrestato lunedì a Cinisi dalla Dia, avrebbe goduto di sponsor del calibro di Salvatore Lo Piccolo e Bernardo Provenzano. Tanto che il suo cemento finiva dappertutto e senza opposizione da parte di nessuno


PALERMO. Dove c’è cemento, lo ha detto più volte anche il procuratore Francesco Messineo, c’è quasi sempre l’ombra di Cosa nostra. E dove c’era un appalto e un po’ di calcestruzzo da versare, c’era una sola impresa e un solo nome su cui nessuno osava discutere: quello di Andrea Impastato, sessantatreenne di Cinisi arrestato lunedì dalla Dia con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. L’imprenditore avrebbe goduto di sponsor del calibro di Salvatore Lo Piccolo e Bernardo Provenzano. Tanto che il suo cemento — secondo i pm Francesco Del Bene e Gaetano Paci, che ne hanno chiesto l’arresto — sarebbe finito pure nel mega appalto del passante ferroviario.

Ma quello di Impastato non è assolutamente un nome inedito. Di lui, poco meno di dieci anni fa, aveva parlato pure il pentito Michele Seidita, esponente di spicco del mandamento di Partinico e uomo di fiducia dei Vitale: «Ricordo in particolare — mise a verbale il 28 novembre 2002 — le discussioni in merito alla costruzione del porto di Balestrate: Salvatore Imperiale (un imprenditore di Partinico ritenuto vicino ai Vitale, ndr) per tale appalto contattò un tale Lipari di Palermo per raccomandare l’aggiudicazione a favore della ditta di D’Arrigo, nipote dell’altro D’Arrigo di Borgetto, ricordo che per tale appalto ebbi un incontro con il latitante Salvatore Lo Piccolo, che a sua volta mi raccomandava per lavori la ditta di Andrea Impastato, proprietario di una cava di Carini». Ascoltato il 20 ottobre 2009, Seidita confermò tutto: «(...) un anno prima del mio arresto, avvenuto nel 2000, avevo incontrato Salvatore Lo Piccolo all’hotel Paradiso di Cinisi. L’incontro era stato procurato da Gaspare Di Maggio. In quel periodo ero il reggente del mandamento di Partinico. Al predetto incontro ero andato con Salvatore Imperiale (...). Si era anche parlato del porto di Balestrate (...) e avevo già ricevuto una segnalazione da Ignazio Melodia, responsabile del mandamento di Alcamo, per inserire un imprenditore di sua fiducia (...). Lo Piccolo mi aveva chiesto di inserire Impastato».

Al collaboratore Gaspare Pulizzi è toccato invece decrittare una lettera inviata da Gaspare Di Maggio ai Lo Piccolo: «(...) Con l’espressione “Il sig. Impastato X Cinisi non ha mandato niente” Gaspare Di Maggio si lamentava che Impastato non aveva mandato nulla per dei lavori di asfalto su strade eseguiti a Cinisi. (...) Nel 2006, Impastato in un’unica soluzione, aveva dato 10-12 mila euro a mio compare Nino Pipitone».

Sono quattro i pentiti che ricordano almeno un aneddoto legato Impastato. Tra questi c’è pure Francesco Briguglio: «Impastato — ha detto il 13 ottobre 2009 — ha un impianto di calcestruzzo in zona Carini (...). Verso il 2006... parlando con Nino Pipitone io e Di Maggio siamo entrati in merito a questo discorso: “Ma Impastato viene, fa lavori, non si degna magari ri riri stiamo andando a Cinisi a fare un lavoro”. E allora lui ci dice: “Faciti un segnale anche per tenerlo un pochettino...”». In sostanza i boss volevano capire da chi era «portato» l’imprenditore, ma fu lo stesso Lo Piccolo a sciogliere ogni dubbio: «(...) Non è che prende una posizione — ha continuato Briguglio — a dire “No, si n’avi a ghiri fuora perché non si fa così!”». No, Lo Piccolo dice: «“E vabbè.. faccillu fare assieme!” Cioè da questo io deduco che (...) il rispetto era portato a chi lo portava... e cioè cercava di accomodare sempre picchì d’altronde... confermo quello che ho detto in merito al fatto che campava proprio Provenzano».

Il 13 ottobre 2009 tocca a Francesco Franzese: «Ho avuto rapporti con l’impianto di calcestruzzo degli Impastato — ha spiegato — in occasione di un lavoro edilizio che avevo effettuato a Villagrazia di Carini, su un terreno che avevo acquistato dall’ingegnere Salvatore Mandarano. Il lavoro era stato effettuato con la società di Giuseppe Ferrante. Avevo chiesto a Nino Di Maggio, cognato di Vincenzo Pipitone, dove avrei potuto rifornirmi di calcestruzzo. Lui mi aveva consigliato Alessandro Gusmano (...). Ma Lo Piccolo mi aveva detto di prendere il cemento dagli Impastato, con i quali avrebbe parlato lui».

VINCENZO MARANNANO

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