domenica 23 maggio 2010

“Cavigliuni” e Guzzo messi alla prova dai favaresi





“Cavigliuni” e Guzzo messi alla prova dai favaresi

Calogero Rizzuto, inteso “cavigliuni”, insieme a Gino Guzzo, sono stati messi alla prova da parte del gruppo
egemone (per quel tempo) dei Capizzi. I riberesi non si fidavano di nessuno e per scoprire se Rizzuto ed il
suo compare Guzzo fossero leali hanno organizzato una messinscena. Ecco come viene rievocata davanti ai giudici: P.M. - Intanto, mi scusi, questi quattro nominativi, Morreale Francesco, Gerlando,
Morreale Stefano e Costanza Calogero, lei li conosce come facenti parte della famiglia mafiosa di Favara? Rizzuto – Calogero,
Francesco e Gerlando sì, e invece Stefano Morreale come avvicinato. Era il padre che
era uomo d’onore, di Stefano. Ma lui era vicino, diciamo... P.M. – Va bene. L’incontro
con Morreale Francesco quando avvenne? Rizzuto – L’incontro con
Morreale Francesco avvenne a Sciacca, insieme con Morreale Stefano, tutti e due
cugini. Che ci aveva chiamato Di Mino, ci aveva detto che... P.M. – Di Mino... Rizzuto
–Di Mino Accursio. C’era andato uno, non so se questo è di Sciacca, forse ha origini di
Sciacca, che aveva una pompa di benzina a Porto Empedocle, aveva avvicinato il Di Mino, e gli detto che c’erano
persone che volevano un contatto con qualcuno della famiglia di Sciacca. Il Di Mino gli ha detto che non ne voleva sapere niente, che non ci interessava parlare con nessuno, e ci ha detto a noi che c’era ‘sta appuntamento, gli ha detto però a quello: “Se io trovo a qualcuno che viene tale giorno all’appuntamento, se trovate a qualcuno lo trovate, se non trovate a nessuno io non...”. Ci ha comunicato ‘sta situazione a me e al Guzzo e siamo andati all’appuntamento alla
pompa di benzina all’uscita di Sciacca. P.M. – Sia lei che Guzzo.? Rizzuto – Sia io che Guzzo. Tra Sciacca e Ribera, e abbiamo incontrato questi due cugini Morreale, dove ci hanno parlato dei lavori che dovevano iniziare alla Sigenco. E lì ho conosciuti lì in quella occasione. P.M. – I lavori della Sigenco intendiamo sempre i lavori della
Strada Statale 115? Rizzuto –Sì, sì. P.M. – E che dissero questi Morreale? Rizzuto – Che avevano il lavoro nelle mani loro, che cercavano un appoggio per stare tranquilli nella famiglia di Sciacca, queste cose. Se avevamo bisogno di fare lavorare a qualcuno,
per la tangente ci pensavano loro e poi ce la facevano avere. Tutto quello che c’era di bisogno, se dovevamo
fare lavorare qualche mezzo, qualche cosa, tutto. Siccome già questo discorso io l’avevo avuto con Capizzi
Giuseppe, quello che è al 41... P.M. – Mi scusi, “Per la tangente ci pensavano loro”, in
che senso? Rizzuto – Ariscuoterla. P.M. –A riscuoter la tangente da quale impresa?
Rizzuto –Dalla Sigenco. P.M. – Dalla Sigenco. Rizzuto – Dalla Sigenco. Siccome
io questo discorso già l’avevo avuto con Capizzi Giuseppe, ne ho parlato poi con
Guzzo, quando abbiamo parlato, dico: “Ma Capizzi mi ha detto che il lavoro ce l’ha in
mano lui, questi dicono che ce l’hanno loro. Ma come stanno le cose?”. E allora io sono
andato all’appuntamento con Capizzi Giuseppe, sono andato a cercare a Capizzi Giuseppe, dove al
Capizzi Giuseppe gli ho spiegato la situazione, e Capizzi Giuseppe si è messo a ridere e mi ha detto, dice: “No, tutto a posto”, mi ha descritto com’erano, addirittura mi ha detto: “Quello più bassino, quello più magro, Francesco...” P.M. – Per Capizzi Giuseppe, quello del 41 bis, ha descritto fisicamente i due Morreale. Rizzuto – Sì,
sì, e poi abbiamo saputo che li avevano mandati loro, perché non avevano fiducia in noi, che noi dicevamo che a Sciacca ancora c’era nessuno incaricato, che Di Mino non ne voleva sapere. E quindi loro hanno fatto questa prova per vedere se noi eravamo sinceri o meno, per vedere se Di Mino era vero incaricato a Sciacca e noi lo tenevamo coperto o meno. Hanno fatto questa prova.

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