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sabato 15 maggio 2010
Venerdì nero per euro e Borse
Venerdì nero per euro e Borse
LA GRANDE RECESSIONE
Torna la paura. Milano a -5,2%.
In Europa bruciati 166 miliardi
ROMA
Un venerdì nero. Insomma, ci risiamo. La paura per la crisi finanziaria dell’Europa ha affondato le Borse e anche per l’euro è stata una seduta in caduta libera. I listini del Vecchio Continente sono crollati, con Madrid e Milano a guidare i ribassi.
Nella seduta odierna l'Europa ha bruciato 166 miliardi di euro di capitalizzazione. Mentre paura e speculazione hanno ripreso a correre nell’ultima seduta della settimana a Piazza Affari, dopo la tregua, e qualche ricopertura, seguita alle misure salva-Paesi a rischio adottate dall’Unione europea. Ora i timori, e le scommesse, puntano al rallentamento della crescita economica che potrebbe essere causato proprio dalle misure di contenimento dei deficit pubblici adottate per difendersi dagli attacchi speculativi.
Nel venerdì nero dei mercati l'euro è crollato ai minimi dai tempi del crac di Lehman Brothers, fin sotto la soglia 1,24 dollari. E la fuga dalla divisa europea ha fatto volare al nuovo record il prezzo dell’oro arrivato a sfiorare i 1.250 dollari. La moneta del vecchio Continente è piombata fino a un minimo di 1,2350 dollari (da 1,2535 di ieri), un livello che non si vedeva da novembre 2008. Segno che il mercato è sempre più scettico sulla capacità dell’Europa di riuscire a risolvere i problemi di indebitamento: si fa strada lo scenario di uno scardinamento dell’euro anche per il rischio che i piani di austerity per risanare i conti pubblici finiscano con il soffocare la già fragile ripresa dell’economia.
In Spagna si è affacciato per la prima volta lo spettro della deflazione e la stessa cancelliera tedesca Angela Merkel ha parlato di situazione «molto, molto critica» pur rimarcando che la Germania starebbe peggio senza l’euro e la Ue, ha spiegato a un evento a Monaco. Ma ad enfatizzare fin dalla mattina la pressione sull’euro, innescando una forte ondata di vendite, è stato il numero uno di Deutsche Bank, Josef Ackermann, il quale ha messo in dubbio la capacità della Grecia di rimborsare completamente il suo debito. «Non sarei sicuro che la Grecia nel tempo riuscirà a rimborsare i prestiti ricevuti», ha dichiarato in una intervista trasmessa ieri sera alla tv tedesca Zdf, aggiungendo che se grazie al piano di stabilizzazione Spagna e Italia potrebbero riuscire ad evitare il contagio, nel caso del Portogallo la situazione è «più difficile». E la sua parte l’ha fatta anche Moody’s che ha prennunciato come «molto probabile» un deciso taglio del rating della Grecia nel giro dei prossimi tre mesi.
L’impatto sui mercati è stato pesante: i rendimenti dei titoli di stato di Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda hanno ripreso a salire facendo allargare lo spread con i bund tedeschi. La sfiducia tiene sotto scacco euro e borse, tanto che il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha prefigurato una sorta di "polizia dell’euro" che veda tutti i Paesi di Eurolandia impegnati nel ruolo di sorveglianza per prevenire crisi finanziarie come quella innescata dal caso Grecia. Berlino si è vista costretta a prendere le distanze da Ackermann assicurando che la Germania non ha mai messo in dubbio la solvibilità della Grecia e la sua «determinazione a mettere in atto il programma di risanamento e risolvere i suoi problemi». Ma è servito a poco: l’euro ha continuato a inabissarsi e Ubs ha peggiorato le sue stime prevedendo una discesa dell’euro-dollaro verso la parità con un primo step a 1,15 entro dicembre per poi calare a 1,10 a fine 2011.
A Milano l’indice Ftse Italia All è caduto del 5%, il Mib, quello dei titoli più importanti, del 5,2%. Tra questi quelli presi più di mira, a livello non solo italiano, sono state le banche, ritenute più vulnerabili a crisi finanziarie e del debito come l’attuale: l’eurostoxx del settore è caduto di poco più del 5%. I miliardi bruciati a Milano oggi sono stati quasi 6,5, non tanto lontano dai 6,9 del 10 maggio, quando la piazza milanese ha raggiunto il record del 2010 in termini di controvalore di scambi. Sotto tiro, dunque, soprattutto le banche: Ubi Banca, che oggi ha diffuso i conti, è caduta dell’8,3%, Popolare Milano del 6,7%, Unicredit del 6,3%, Intesa Sanpaolo , che pure oggi ha diffuso i dati del trimestre, del 5,3%. Ancora: Banco Popolare del 6,2%, Mps del 5,9%, Mediobanca del 4,7%. I timori sulle finanze europee hanno affondato anche Wall Street che, pur riducendo le perdite nel finale, ha chiuso in forte calo. Il Dow Jones è arretrato dell’1,51%, a quota 10.620,16 punti.
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