martedì 4 maggio 2010

Un teste accusa: Ciancimino godeva di immunità


Un teste accusa: Ciancimino godeva di immunità

PALERMO

Massimo Ciancimino godeva di una sorta di immunita’. Era intoccabile perche’ conosceva i segreti della trattativa tra lo Stato e la mafia e conservava le prove documentali dei rapporti tra Cosa nostra e le istituzioni’.
Lo ha detto l’avvocato palermitano Giovanna Livreri deponendo al processo, per favoreggiamento aggravato alla mafia, all’ex generale dei carabinieri Mario Mori.
A riferire al legale della ‘corsia preferenziale’ assicurata da ‘magistrati ed esponenti delle istituzioni’ a Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito, fu il tributarista Gianni Lapis, cliente della Livreri e imputato con Ciancimino nel processo per il cosiddetto tesoro accumulato dal padre.
‘Lapis – ha aggiunto il teste – a febbraio del 2005, quando l’indagine sul tesoro di don Vito raggiunse il culmine, subi’ una pesantissima perquisizione. Fu in quel’occasione che mi spiego’ che Massimo Ciancimino, pure lui coinvolto nell’ inchiesta, avrebbe ricevuto un trattamento piu’ soft perche’ aveva reso un servizio allo Stato trattando per la cattura di Riina, anche attraverso il padre, e perche’ custodiva in casa il papello e i documenti sull’arresto del boss’.
Il coinvolgimento di Massimo Ciancimino nella trattativa avrebbe, dunque, assicurato al figlio dell’ex sindaco una sorta di trattamento di favore: ‘tanto che – ha spiegato la teste – mentre a Lapis venne messa a soqquadro la casa, a Ciancimino non fu nemmeno chiesta la chiave della cassaforte’.
La teste ha infine accennato alle coperture giudiziarie e politiche di cui godeva la Societa’ Gas sostanzialmente riconducibile a Vito Ciancimino facendo i nomi di due personaggi che si sarebbero adoperati per tutelarne gli interessi: il magistrato della Dna Giusto Sciacchitano e l’ex ministro Carlo Vizzini.

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