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domenica 23 maggio 2010
Calogero Rizzuto, a ruota libera. Nel processo, rito ordinario, “Scacco Matto”.
Calogero Rizzuto, a ruota libera. Nel processo, rito ordinario, “Scacco Matto”.
la sua
memoria si rivela infallibile. E rivela fatti nuovi, approfondisce
episodi e storie vecchie, insomma: parla a raffica. P.M. – Cioè lei ha incaricato Davilla di
dire a Smeraglia di andarsene. Rizzuto – Sì, di dire a Smeraglia di andarsene.
Allora, Davilla dice a Smeraglia che se ne deve andare da Rocco Forte, e
Smeraglia si va a lamentare sicuramente dalla famiglia Capizzi, perché da me
viene poi Imbornone, subito dopo giorni viene Imbornone, e mi dice: “Ma che è la
questione, i picciotti...”, pi i picciotti significava i Capizzi, “Si sono lamentati
di ‘sta situazione, si nn’avi acchianari Smeralia di Roccoforte”, dico: “Sì, di stu
Roccoforte non si sapi nenti completamente, iddi ci travaglianu e nautri ca è u
nostru territorio mancu ci travagliamu? E quindi si nn’avi a ghiri, sennò quanti
mezzi c’ha Biagio Smeraglia tanti mezzi...”. E così è stato l’accordo.
Abbiamo fatto l’accordo con Imbornone, che tanti mezzi aveva lo Smeraglia a
Roccoforte, tanti ne dovevamo avere noi, per portarci rispetto, per non farlo andare
via. L’accordo è stato questo, “Va bene, va bene, a chi si deve rivolgere?”, “Si
rivolge a Lana, se vuole mezzi si rivolge a Lana”. Ho saputo che si è rivolto poi a
Lana. Il Lana ha mandato il camion di nostra proprietà, quello che avevamo con
Guzzo, a lavorare... sapevo che lavorava il Lana lì. Dopo che mi sono incontrato
con Lana, dico: “Tutto a posto? Si lavora a Roccoforte?”, “Sì, si lavora, ma le cose
non stanno come mi hai detto tu”, perché io gli avevo spiegato a Lana, dico: “Vedi
quanti mezzi c’ha Biagio Smeraglia tanti ce ne dobbiamo avere noi”. “Vedi
che solo un mezzo noi ci abbiamo, quello vostro solo, lui ce ne ha tre, quattro, non
lo so quanti ne ha”. Allora io lì ho preso a... e sono andato da Imbornone. Ho
detto a Imbornone che... anzi, ora che mi ricordo bene, è stato lì che io ho fatto
andare via di nuovo... sono andato anzi da Imbornone e gli un detto: “Vedi che io
non sono più responsabile di Biagio Smeraglia”, dice: “Ma che è successo?” e
gli ho spiegato la situazione. “E quindi quello che ci succede io non ne voglio
sapere più. Poi chi vuole venire viene. Io non sono più responsabile di Biagio
Smeraglia”. Lui mi ha detto: “Stai tranquillo, ora sistemiamo la cosa, statti tranquillo
vediamo come stanno le cose”, ma non si è sistemato niente. Poi dice che lui
se ne doveva salire pure, che per ora il lavoro era stretto e quindi non c’era per
tutti il lavoro. Sono passati i mesi e questa è stata la storia con Smeraglia. P.M. –
Però Lei direttamente con i Capizzi non ci ha parlato di Smeraglia? Rizzuto –No,
della questione di Smeraglia. No, no, io poi non ho avuto più incontri con i
Capizzi. E quindi è arrivata tutta questa storia di stu Biagio Smeraglia, è arrivata
pure la storia di un certo Marotta che aveva comprato un coso edile a Sciacca, e
io mi sono lamentato pure di ‘sta situazione, perché a questo Marotta me
nl’avevano raccomandato loro di non farci pagare la tangente a Sciacca. P.M. –
“Loro” chi? Rizzuto – C a p i z z i , I m b o r n o n e , tutti, mi avevano
Raccomandato questo Marotta, che era una cosa sua e quindi non lo dovevo
toccare, non ci dovevamo fare pagare tangente, non ci dovevamo fare pagare
niente. Se avevamo bisogno di materiale, qualsiasi cosa avevamo bisogno ci rivolgevamo
a questo Marotta. È nato un discorso che poi io ho dato incarico... si è
dato incarico... no, io, insieme a Guzzo abbiamo dato l’incarico della famiglia di
Sciacca. Chi rappresentava la famiglia di Sciacca è andato a chiedere il pizzo a
Marotta, e allora quando è chiesto il pizzo a Marotta c’è stata ‘sta discussione,
che sono andati su tutte le furie, sia i Capizzi ch Falsone, dice:
“Come, vi abbiamo detto che era un amico nostro”. Io non la sapevo ‘sta situazione,
sono andato dall’incaricato di Sciacca, gli ho detto: “Ma tu
hai chiesto pizzo a Marotta, così, così?”dice: “Sì”. Giustamente, l’incaricato
di Sciacca perché ha chiesto il pizzo a Marotta? Ha chiesto il pizzo a Marotta
perché ha fatto come ho fatto io con Biagio Smeraglia, dice: “Vediamo, perché
del porto non si sa niente, di Roccoforte non si sa niente, della
Sigenco non si sa niente, insomma non si sa niente di nessuno, anzi della Favara di
Burgio non si sa niente, soldi non se ne vedono, così tocchiamo a quelli che sono
vicino a loro così corrono loro verso di noi”, e così è stato. Quando sono andato parlare con
quello di Sciacca mi disse: “Sì, vero, ci ivu iu per questo motivo, così
vediamo come stanno le cose”. Allora, c’è stato tutto stu discorso, poi hanno rubato
un camion a questo di Sciacca, a questo Marotta, che hanno rubato un camion, e
mi viene Imbornone e mi viene a dire che c’era Falsone che era incavolato di ‘sta
situazione, che si è fatta brutta figura con Marotta, non si doveva toccare, io di
questo camion non ne sapevo niente. Però siccome io da Falsone ci ero andato che
avevano rubato un escavatore al mio socio, al Tabone, e la risposta del
Falsone era stata... perché ho detto: “Vediamo pi stu escavatore, so che c’è
una mano di Catania che rubano, vediamo di dove può essere”, e allora il Falsone mi ha risposto,
dice: “Sai, ora vediamo, però ‘ste cose sono sempre successe, non è
la prima volta” “Ho capito, va bene”. Allora, quando è successo questo discorso
di Marotta io la risposta mia a Imbornone è stata la stessa, dico:
“Purtroppo a me dispiace ca ci arrubbaruno u camion, però ‘ste cose vidi ca hannu
succidutu sempri”. Allora lì dopo c’è stato l’appuntamento, dopo qualche mesetto mi
volevano parlare i Capizzi, e io non sono andato all’appuntamento.
In effetti subito dopo che mi volevano parlare i Capizzi mi
manda a chiamare Falsone, e io mando all’appuntamento a Guzzo, che gli ho detto che avevo impegni e che non potevo andare. P.M. – Perché, se non ricordo
male, Lei prima ci aveva detto che dopo quei contrasti avuti... quei d i s a c c o r d i
avuti nell’incontro con Sardino le era stato detto di non... Rizzuto – Sì, sì, di non avere più rapporti... P.M. - ...che i rapporti li teneva Imbornone. Rizzuto – Sì, di non avere più rapporti con i Capizzi, tutto quello che è lo dovevo discutere con Imbornone. E quindi da lì io ho capito... In effetti a Imbornone io gli ho detto: “Ma il motivo che io devo andare da Capizzi?”, “C’è una questione che sai tu, la devi...”, dico: “Ma se io ho l’incarico e mi ha detto Falsone...” “Sì, però ‘sta questione la deve parlare direttamente con loro”. Io non sono andato, ho preso la calunnia e gli ho detto che poi... perché Imbornone l’indomani è ritornato da me e dice: “Ma all’appuntamento non...” e gli ho detto che mi hanno fermato i Carabinieri, che io avevo un’altra macchina, ho detto una fesseria e non sono andato. Dopo, non so quanto passa, mi fa l’appuntamento con Falsone. Io ho detto a Guzzo che non potevo andare a quell’appuntamento, dico: “C’è l’appuntamento con Falsone”, ed ci è andato il Guzzo all’appuntamento. Tant’è che ho avuto la conferma del Guzzo, che è andato all’appuntamento con Falsone, che quando è ritornato dall’appuntamento, dopo un giorno o due giorni che ci siamo visti, il Guzzo mi ha detto: “Sai, Calogero, ti devo dire una cosa, ho avuto una brutta impressione” “Di cosa?”, dice: “Come se non aspettavano me, ma aspettavano te, aspettavano a te all’appuntamento e non so... però c’è qualcosa che non quadra. Però sono convinto che aspettavano te”, “Ma perché?”, “Perché mentre che parlavamo con Falsone, c’era pure Imbornone, è arrivato Franco Capizzi. È arrivato Franco Capizzi, quando si è presentato davanti la porta, è rimasto, ha visto a me ed è rimasto perplesso”. Subito Falsone dice: “Qua...”, lui dice: “Sì, mi trovavo di passaggio”. Siccome era al bar Falsone, lui si trovava di passaggio e si è fermato. E allora ‘sta cosa a Guzzo... P.M. – Scusi, per la registrazione, “Era al bar” è ironico? Rizzuto – Sì, sì. Mi ha detto il Guzzo. Io già l’avevo intuito questo, però a Guzzo non gli ho detto niente che io avevo capito e avevo mandato all’appuntamento a lui per questa situazione. Unnu facia ammazzari, picchi aspittavanu a mia, nun aspettavanu a Guzzo.
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