venerdì 26 ottobre 2012

Omicidio Rea, ergastolo a Parolisi

Il giudice: «Ha ucciso la moglie». Lui impassibile dopo la sentenza, ha ribadito: sono innocente. La difesa: Salvatore è un combattente, impugneremo la sentenza»


TERAMO - Ergastolo per Salvatore Parolisi. Il caporalmaggiore dell'Esercito, giudicato con rito abbreviato, è stato condannato al massimo della pena per l'omicidio della moglie, Melania Rea, assassinata con 35 coltellate il 18 aprile 2011 sul Colle San Marco di Ascoli Piceno.

A emettere la sentenza, accogliendo in toto la richiesta dei pm Greta Aloisi e Davide Rosati, il gup Marina Tommolini al termine di quasi quattro di camera di consiglio.

A Parolisi il Gup ha comminato anche tutte le sanzioni accessorie, compresa la perdita della patria potestà genitoriale, stabilendo inoltre il pagamento di una provvisionale di un milione a favore della figlia Vittoria e di 500mila euro per i genitori di Melania. Doccia fredda, dunque per la difesa, rappresentata dagli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, che oggi avevano chiesto per il loro assistito l'assoluzione piena.

Giubbotto nero e jeans, Parolisi, a quanto riferito dai presenti, è apparso imperturbabile in aula, dove il processo si è tenuto comunque a porte chiuse. «Innocente, sono innocente», ha solo ribadito ai suoi avvocati dopo che il gup lo ha condannato all'ergastolo. Unico momento di commozione quando il suo avvocato ha fatto cenno alla figlia, la piccola Vittoria, che l'uomo non vede ormai dal momento dell'arresto, nel luglio 2011. Il suo legale ha commentato: «Le sentenze non si discutono. Si impugnano». «Salvatore è un soldato, sa che bisogna combattere e noi siamo pronti a combattere con lui - ha aggiunto - non ci sono problemi, la testa è alta, la sentenza è sfavorevole. La commenteremo quando avremo le motivazioni e la impugneremo».

Fischi e urla della folla fuori dal Tribunale di Teramo all'uscita del cellulare della polizia penitenziaria con a bordo, presumibilmente, il caporalmaggiore Salvatore Parolisi, diretto al carcere di Castrogno per trascorrere la sua prima notte da ergastolano. Clima diverso solo pochi minuti prima quando dal cancello del tribunale erano usciti i famigliari Rea dentro la macchina dell'avvocato Gionni: applausi a scena aperta da parte delle centinaia di curiosi.

È stato il giorno più lungo per Salvatore Parolisi.
A un anno e mezzo da quel maledetto 18 aprile del 2011 è arrivata la sentenza per l'omicidio della compagna. A Salvatore Parolisi sono state comminate tutte le sanzioni accessorie, dall'interdizione perpetua dai pubblici uffici alla perdita della patria potestà genitoriale. Il dispositivo della sentenza è contenuto in due pagine: in considerazione del rito abbreviato è stato escluso l'isolamento diurno.

In caserma. Nessun commento ufficiale dal 235° Reggimento Piceno alla sentenza. E' stato rispettato un silenzio in coerenza con la linea tenuta dai vertici della caserma dove Parolisi lavorava come istruttore delle soldatesse. Parla invece il sindaco di Folignano (Ascoli Piceno) Angelo Flaiani, il paese della cintura ascolana in cui Melania, Salvatore e la piccola figlia vivevano. «Dal punto di vista della sentenza era quello che tutti pensavano, non c'è sorpresa - dice a caldo Flaiani - Stupisce eventualmente l'ergastolo, ma evidentemente il giudice ha riconosciuto che c'erano gli estremi per una pena così grave. Faccio i complimenti a chi ha svolto le indagini sia ad Ascoli che a Teramo. Fin dall'inizio sono andate per il verso giusto».

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