martedì 23 ottobre 2012

'Ndrangheta, 22 arresti tra Piemonte e Calabria


TORINO (Reuters) - Ventidue arresti sono stati eseguiti su ordinanza del gip di Torino, Giuseppe Salerno, dalle prime ore di oggi in Piemonte, soprattutto nella provincia di Torino, e in Calabria in un'indagine sull'infiltrazione della 'ndrangheta.
Lo hanno riferito oggi fonti giudiziarie precisando che tra gli arrestati non ci sono politici, anche se secondo quanto scrive il gip nell'ordinanza d'arresto, visionata da Reuters, "la 'ndrangheta ha determinato l'esito complessivo delle elezioni comunali a Chivasso" nel 2011.
Nello spiegare il meccanismo messo in atto dalla 'ndrangheta, il gip spiega che inizialmente i "calabresi" tentarono "di far entrare nella lista del Pdl il candidato Pasquale Vincenzi detto Lino e, successivamente, preso atto del mancato accoglimento degli esponenti del Pdl chivassese...favorirono la lista capeggiata dal candidato Massimo Striglia, segretario provinciale dell'Udc", che non è indagato.

BALLOTTAGGIO
"Il progetto mirava a rendere necessario il ballottaggio, evitando che una delle due liste favorite potesse vincere al primo turno e, così, a far diventare decisivo per la vittoria dell'uno o altro schieramento e quindi per la designazione del sindaco", spiega il giudice facendo riferimento "all'apporto del sodalizio delinquenziale" che "poteva contare e controllare il voto di circa 300 elettori".
Secondo il giudice inoltre che una volta costrette le forze politiche al ballottaggio, "i sodali contattavano gli esponenti dei due partiti maggiori allo scopo di verificare quale delle due coalizioni avrebbe offerto loro le cariche più importanti nella nuova giunta comunale in cambio dell'appoggio elettorale".
Al secondo turno i boss, sostenendo l'Udc, appoggiarono il candidato del Pd, Gianni De Mori, che non è indagato, che venne eletto e che poi si dimise lo scorso gennaio "per problemi di salute".

"SCONFORTANTE CONTESTO DI TOLLERANZA"
Salerno mette in evidenza che di fronte al "modus operandi" dei criminali "gli interlocutori" non hanno mai avuto un "atteggiamento di chiusura e di censura, ma di accettazione o di rifiuto per mero e diretto calcolo di interesse e di peso numerico, non essendovi traccia alcuna di una presa di posizione decisa, ma piuttosto emergendo uno sconfortante contesto di tolleranza, dove il mancato accordo non rappresentava mai una denuncia, neppure implicita, ma lasciava per il futuro aperta la porta e la prospettiva di nuovi incontri".
Nel giugno 2011 furono arrestate 150 persone per affiliazione alla 'ndrangheta nel torinese, nell'ambito della maxioperazione Minotauro, il cui processo si sta celebrando dal 18 ottobre scorso a Torino.
Nell'ambito dell'operazione sono state effettuate perquisizioni e sequestri per milioni di euro.

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