mercoledì 17 ottobre 2012

Libia, Hrw accusa ribelli: Uccisero sommariamente Gheddafi e lealisti


Il Cairo (Egitto), 17 ott. (LaPresse/AP) - I ribelli "uccisero sommariamente" decine di lealisti di Muammar Gheddafi e lo stesso presidente della Libia quando un anno fa presero la città di Sirte. È quanto denuncia Human Rights Watch in un rapporto sui presunti abusi commessi dai ribelli in seguito alla conquista della città lo scorso ottobre.
IL DOCUMENTO. Il documento, composto da 50 pagine, è una delle rappresentazioni più dettagliate dei crimini di guerra perpetrati dalle milizie che hanno rovesciato Gheddafi e che ancora oggi hanno un importante ruolo nella politica libica. Il rapporto, intitolato 'Death of a dictator: Bloody vengenace in Sirte' (Morte di un dittatore: Sanguinosa vendetta a Sirte), racconta le ultime ore della vita di Gheddafi il 20 ottobre 2011, giorno in cui cercò di fuggire dalla sua città natale, assediata dai ribelli. Il convoglio del raìs venne colpito da un attacco aereo Nato mentre cercava la fuga, e i sopravvissuti furono assaliti dalle milizie provenienti da Misurata, che catturarono e disarmarono il dittatore e i suoi collaboratori. La città di Misurata era stata tenuta sotto un pesante assedio per settimane da parte delle forze lealiste e i suoi abitanti divenuti combattenti si trasformarono nei principali nemici di Gheddafi. Nel rapporto, Hrw afferma che i miliziani di Misurata consumarono la loro vendetta contro i prigionieri che catturarono a Sirte.
NUOVE PROVE. Nel documento sono inoltre contenute nuove prove emerse dalle indagini, fra cui un filmato girato con il cellulare da un miliziano, in cui si vedono molti prigionieri presi dal convoglio di Gheddafi mentre vengono insultati e subiscono abusi da parte dei ribelli. I resti di almeno 17 di questi prigionieri vennero in seguito identificati in un gruppo di 50 cadaveri trovati nell'hotel Mahari di Sirte, alcuni dei quali avevano le mani legate dietro la schiena. Hrw ha utilizzato le foto scattate nell'obitorio dell'ospedale per identificare i morti. Il dittatore stesso era vivo in un filmato messo in rete poco dopo la battaglia finale di Sirte. "Le immagini riprese mostrano che Muammar Gheddafi venne catturato vivo, ma sanguinava copiosamente da una ferita alla testa", si legge nel documento. Ma il video mostra anche che era stato "picchiato con violenza dalle forze di opposizione, pugnalato con una baionetta nelle natiche. Subì inoltre altre ferite e ulteriori sanguinamenti. Nel momento in cui Gheddafi viene caricato seminudo su un'ambulanza appare senza vita".
VEERSIONE AUTORITA' LIBICHE IN DISCUSSIONE. Secondo Peter Bouckaert, direttore delle emergenze di Hrw, "queste scoperte mettono in discussione le affermazioni delle autorità libiche, secondo cui Muammar Gheddafi venne ucciso dal fuoco incrociato e non dopo la sua cattura". Anche Moutassim Gheddafi, figlio del dittatore, è stato filmato vivo dopo la cattura, ma il suo corpo senza vita è comunque apparso accanto a quello del padre in una cella frigorifera di un supermercato di Misurata. "In diversi casi che abbiamo esaminato, singoli individui sono stati filmati in vita dalle forze di opposizione che li hanno catturati, e sono stati trovati morti ore dopo", ha detto Bouckaert, il quale ha poi aggiunto: "Le nostre prove più concrete a sostegno di quelle esecuzioni vengono dai video ripresi dai ribelli e dalle prove fisiche all'hotel Mahari, dove sono stati trovati 66 cadaveri". Un'altra vittima presa ad esempio da Hrw è il 29enne Ahmed al-Gharyani, recluta della marina proveniente da Tawergha. Lo si vede vivo in un filmato ripreso con un cellulare mentre i ribelli lo picchiano, ed è stato poi ritrovato senza vita proprio nell'albergo. La sua città, Tawergha, venne usata dai lealisti come base per gli attacchi a Misurata, ma quando i ribelli riuscirono a rompere l'assedio e prenderne il controllo gli abitanti dovettero fuggire o furono cacciati.
CNT NEGA ESECUZIONI. Suleiman al-Fortia, membro dell'ormai disciolto Consiglio nazionale di transizione di Misurata, ha negato che Gheddafi o i suoi lealisti siano stati sommariamente giustiziati. "Speravamo di catturare Gheddafi vivo, per processarlo. Tutte le uccisioni di quel giorno furono causate dal fuoco incrociato", ricorda al-Fortia. Hrw nel documento sottolinea che uccidere combattenti catturati equivale a un crimine di guerra, e che Tripoli ha l'obbligo di indagare.
LA DIFFICOLTA' DELLA TRANSIZIONE. La pubblicazione del rapporto giunge con un po' di anticipo sulle feste del 'giorno della liberazione', l'anniversario della caduta di Sirte, avvenuta il 23 ottobre. Da allora i nuovi leader del Paese sono stati fortemente dipendenti dalle ex milizie ribelli per ottenere la messa in sicurezza delle città e per la protezione dei confini, in assenza di un vero esercito nazionale o di altre forme di forze governative organizzate. Tutti gli inviti affinché le milizie venissero portate sotto il controllo della Difesa o dell'Interno hanno più volte incontrato le resistenze da parte dei combattenti. Nel frattempo, alcuni gruppi sono stati coinvolti in attacchi vendicativi e in scontri all'interno delle comunità, mentre i membri di una milizia islamica sono stati accusati di avere partecipato all'attacco al consolato Usa di Bengasi dell'11 settembre scorso, in cui morirono quattro statunitensi, fra cui l'ambasciatore in Libia Chris Stevens. In seguito alla sanguinosa azione, è scoppiato il risentimento della popolazione verso le milizie e migliaia di persone sono scese in strada a Bengasi, per protestare e chiedere il loro scioglimento. Il governo ha allora preso il controllo di alcuni gruppi armati, affidandone la guida a ufficiali militari, e designandone alcuni come "fuorilegge" e altri come "tollerati".

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