lunedì 1 ottobre 2012

Maresciallo dei carabinieri indagato per mafia


Avrebbe favorito la cosca Pesce di Rosarno

Si tratta dell'ex comandante della stazione, Alfonso Frisina. Il sottufficiale ha scoperto la sua posizione nel corso del processo contro boss e gregari della 'ndrina, dove era stato chiamato dalla difesa di un altro militare dell'Arma accusato di concorso esterno. I due figli lavoravano per imprese sospette


ROSARNO (Reggio Calabria) - L'ex comandante della caserma dei carabinieri di Rosarno, il maresciallo Alfonso Frisina, è indagato dalla Dda di Reggio Calabria per favoreggiamento aggravato dall’articolo 7 per avere favorito la cosca di 'ndrangheta Pesce di Rosarno. Il sottufficiale lo ha scoperto oggi, durante il processo ai presunti boss e gregari della cosca, chiamato a testimoniare dalla difesa dell’ex carabiniere Carmelo Luciano, imputato nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Prima che il maresciallo iniziasse a parlare, il pm della Dda reggina, Alessandra Cerreti, si è alzata ed ha comunicato al tribunale che il militare è indagato. Dopo la nomina di un difensore d’ufficio, Frisina, comandante della caserma di Rosarno sino al '99 e poi in servizio a Gioia Tauro, ha deciso di rispondere alle domande. Nel corso dell’interrogatorio, rispondendo alle domande del pm, è emerso che uno dei figli del maresciallo ha lavorato sino a due anni fa, prima di essere posto in cassa integrazione, alle dipendenze di una società di trasporto merce che secondo l’accusa è da sempre in mano ai Pesce, mentre l’altro figlio lavora in un’altra società sequestrata dalla magistratura perchè ritenuta, di fatto, di proprietà di un’altra cosca, quella dei Commisso. Il pm ha anche fatto notare all’indagato che non poteva dire di avere arrestato esponenti della cosca Pesce perchè le operazioni sono state condotte dai carabinieri del Ros ed i militari dei comandi territoriali sono stati impiegati a supporto nella fase operativa, ma non nel corso delle indagini.
La pentita Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore, aveva già sostenuto che Frisina era vicino alla sua famiglia ed anche Giuseppe Pesce, in una intercettazione, parla del sottufficiale come di una persona alla quale ha fatto dei favori. L’Arma dei carabinieri, non appena appresa la notizia che il sottufficiale era stato iscritto nel registro degli indagati, nell’aprile scorso, lo ha sottoposto ad un trasferimento d’ufficio disciplinare a Rogliano, nel cosentino. Prima della conclusione dell’udienza, ha preso la parola il boss Antonino Pesce che ha fatto dichiarazioni spontanee per dire che «Frisina è il mio peggior nemico, ha arrestato i miei familiari e mi ha rovinato la vita». Poi rispondendo ad una domanda del Tribunale ha sostenuto: «sono contento che sia indagato, è l’unica cosa buona fatta dal pm Cerreti». Il processo è stato aggiornato a mercoledì prossimo.

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