sabato 13 ottobre 2012

Giovani prostitute costrette all'aborto le schiave tra riti voodoo e «madame»


Maxi blitz della Questura: in manette tre nigeriani. Sempre a Roma arrestati due coniugi romeni


ROMA - Due storie drammatiche a Roma relative allo sfruttamento della prostituzione. In un blitz della Questura tre persone sono state arrestate: l'accusa è di sequestro dipersona, induzione alla prostituzione minorile fino all'aborto senza il consenso della donna attraverso la costrizione fisica e la minaccia. E' invece dei carabinieri della stazione Roma Eur l'operazione che ha portato al fermo di una coppia di coniugi romeni che costringevano tre giovanissime connazionali a prostituirsi.

Costrette ad abortire. All'alba di questa mattina, la Squadra Mobile della Questura di Roma con la collaborazione delle Squadre Mobili di Terni e Verona, hanno eseguito tre ordinanze di custodie cautelari in Carcere e cinque perquisizioni domiciliari nei confronti di alcuni soggetti di nazionalità nigeriana e della Sierra Leone resisi responsabili, in concorso tra loro, di una serie di reati che vanno dal sequestro di persona, l'induzione alla prostituzione minorile fino all'aborto senza il consenso della donna attraverso la costrizione fisica e la minaccia.

Le indagini sono partite dalla denuncia presentata presso la Questura di Foggia dal fidanzato di una ragazza nigeriana, che nonostante fosse al quinto mese di gravidanza, veniva costretta a lasciare il centro di accoglienza di quella città e trasferirsi a Roma per prostituirsi nella capitale e nella provincia di Terni, sotto la minaccia ed il costringimento fisico, fino ad arrivare ad una vera e propria segregazione in casa, non avendo nessuna possibilità di telefonare e di uscire se non accompagnata dai suoi aguzzini ed esclusivamente per prostituirsi.

Costretta ad abortire. La ragazza, che per giungere in Italia aveva probabilmente contratto un debito per circa 50.000 euro con alcuni soggetti destinatari dell'Ordinanza di Custodia Cautelare, veniva costretta a prostituirsi per restituire la somma pattuita, nonostante fosse rimasta incinta. Per il suo stato di gravidanza, che naturalmente rendeva difficile la sua attività di prostituzione veniva fatta abortire illegalmente, senza la sua volontà, probabilmente in casa e senza nessuna assistenza sanitaria tanto che si presentava lo scorso 5 luglio presso un ospedale romano con una busta in mano con all'interno il feto privo di vita, chiedendo naturalmente di essere assistita.

La fuga e il sequestro. Immediatamente dopo le cure mediche fuggiva dalla struttura sanitaria rendendosi irreperibile anche se, di fatto, rientrava presso l'abitazione della Esther O., cittadina nigeriana, che la costringeva fisicamente a rimanere in quella casa per circa sette giorni, senza poter comunicare telefonicamente con nessuno, guardata a vista da altre prostitute di fiducia della cd «Madame», fino a quando, rimessasi fisicamente, veniva nuovamente indotta alla prostituzione nella città di Terni scortata da un altro cittadino nigeriano tale Augustine, destinatario anch'egli di Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere. Coinvolta anche Patience O., cittadina della Sierra Leone, altra «Madame» che quotidianamente sfrutta le ragazze nell'esercizio dell'attività della prostituzione, sia a Roma che a Terni e che probabilmente ha aiutato «Madame Esther» a provocare l'aborto alla ragazza.

I soggetti coinvolti spesso parlano e probabilmente fanno ricorso a cosiddetti riti «woodo» per costringere le giovani donne a prostituirsi e per indurle ad una sottomissione fisica e psicologica. In particolare Madame Esther, già indagata per aborto clandestino ed indotto in un'altra città italiana, risulta essere il personaggio principe del gruppo tanto che, attraverso un altro connazionale, residente attualmente a Verona, cercava di indurre alla prostituzione, facendola fuggire dal centro di prima accoglienza di Agrigento, con inganni e raggiri, anche un'altra ragazza minorenne nigeriana. Al termine dell'indagine di questa Squadra Mobile, il Sost. Proc. della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Roma Maria Sabina Calabretta, richiedeva al G.I.P. Dr. Alessandro Arturi, le predette Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere che venivano eseguite all'alba di questa mattina.

Sempre a Roma in manette due coniugi romeni: tre giovanissime connazionali costrette a prostituirsi. I Carabinieri della Stazione Carabinieri Roma Eur hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto due coniugi romeni, di 44 anni lei e 46 anni lui, da tempo stabilitisi in Italia, resisi responsabili di estorsione e sfruttamento della prostituzione ai danni di tre giovanissime prostitute connazionali. Tutto ha inizio poco più di un anno fa quando le ragazze sono state attirate in Italia dai due coniugi con la promessa di una nuova vita ed un lavoro stabile. Loro erano quelli che ce l'avevano fatta e si offrivano di aiutarle per migliorare la propria esistenza. In realtà, le ignare vittime appena giunte sul territorio nazionale erano costrette da subito a prostituirsi nella zona dell'Eur e ad alloggiare all'interno di un edificio in stato di abbandono nella zona di Porta Portese, utilizzato come base logistica dai coniugi.

Le ragazze erano costrette a prostituirsi tutta la notte poi, quando alle prime ore del mattino rientravano presso il loro tugurio in Piazzale della Radio, dove trovavano ad attenderle i due aguzzini, pronti a riscuotere parte del provento dietro minaccia di ritorsioni e a volte anche percosse. Fin quando, ieri pomeriggio, mentre si stavano recando per iniziare l'ennesima serata lavorativa, le tre ragazze hanno notato a poche centinaia di metri una pattuglia dei Carabinieri della Compagnia Eur, e in preda alla disperazione si sono rivolte a loro.

In un attimo, è stata la fine di un incubo, durato un intero anno e fatto di minacce, violenze e soprusi. Infatti quando i due sfruttatori si sono presentati puntuali per la riscossione del tributo imposto, hanno trovato i Carabinieri che nel frattempo si erano appostati nei dintorni per arrestarli. Dopo l'arresto l'uomo è stato portato a Regina Coeli mentre la donna nel carcere di Rebibbia.

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