sabato 13 ottobre 2012

Catanzaro, cassiera faceva shopping online con i codici copiati ai clienti del negozio

Scoperta dalla polizia postale e telecomunicazioni una donna che aveva messo in atto una frode approfittando della propria professione: si annotava gli estremi della carta di credito di chi effettuava acquisti nell'esercizio commerciale in cui lavorava




CATANZARO - Capi alla moda all'ultimo grido. Firmatissimi e costosissimi. Acquistati rigorosamente on-line. Altrettanto rigorosamente a spese altrui. Alla cassiera di un grosso esercizio commerciale di Catanzaro, infatti, bastava copiare il codice stampato sul retro delle carte di credito, utilizzate, di volta in volta, dai clienti per pagare la merce acquistata e il gioco era fatto. Un computer e via. A scegliere e spendere tra i negozi virtuali più belli.
Ma, “miss shopping” non aveva fatto i conti con gli uomini della Polizia postale e telecomunicazioni di Catanzaro, che, agli ordini del sostituto commissario Carlotta Santoro, hanno ripercorso a ritroso la catena di spesa, riuscendo, al termine di un complesso e certosino lavoro informatico, a risalire al pc utilizzato per mettere in atto la frode, all'identità della donna e, naturalmente, ai codici delle carte di credito, intestate ai firmatari delle numerose denunce, approdate, negli ultimi mesi, in Procura. Sempre di più, infatti, era ormai lievitato il numero di cittadini catanzaresi che denunciavano l'utilizzo delle proprie carte di credito per acquisti di capi d'abbigliamento e accessori costosissimi su internet.
Acquisti di cui, ovviamente, affermavano di non sapere nulla, nelle denunce confluite, alla fine, sulla scrivania di ben tre magistrati (Giampaolo Boninsegna, Emanuela Costa e Alberto Cianfarini) , che hanno aperto i relativi fascicoli a carico della donna, contestandole l'appropriazione con indebito utilizzo di carte di credito, ai danni dei cittadini, che, dopo avere acquistato presso l'esercizio commerciale alle cui dipendenze lavora l'indagata, in pochi giorni si erano visti la carta letteralmente “prosciugata”.

 di STEFANIA PAPALEO

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