mercoledì 17 ottobre 2012

Racalmuto, il Comune sciolto: troppi dipendenti e casse vuote


I prefetti Filippo Romano, Enrico Galeani ed Emilio Saverio Buda stanno cercando di rianimarlo, traghettandolo verso una nuova vita democratica, stanno cercando, facendo quadrare i conti, di scongiurare il paventato disastro sociale


RACALMUTO. Il Comune trasformato in una «fabbrica» di stipendi. I costi esorbitanti per mantenere il servizio – che ciclicamente mostra il suo volto deficitario - di raccolta dei rifiuti urbani. I soldi che non ci sono più. Neanche per mettere la benzina allo scuolabus o alla macchina dei vigili urbani. I commissari prefettizi, allora, dopo aver portato alle stelle – una scelta impopolare, ma coraggiosa per salvare la «baracca» – la Tarsu, nei giorni scorsi hanno anche messo mano al proprio portafogli e con poche decine di euro hanno garantito, in extremis, la prosecuzione dei due servizi.
Il Comune di Racalmuto, il cui Consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose lo scorso aprile, è in coma. I prefetti Filippo Romano, Enrico Galeani ed Emilio Saverio Buda stanno cercando di rianimarlo, traghettandolo verso una nuova vita democratica, stanno cercando, facendo quadrare i conti, di scongiurare il paventato disastro sociale. «Il Comune non è uno stipendificio – hanno detto ieri, durante una conferenza stampa convocata per illustrare quale sia la situazione dell’ente -. Dovrebbero esserci 64 impiegati di ruolo, invece ce ne sono 84 ai quali si aggiungono, arrivando ad un esubero di complessive 180 persone, Lsu e precari vari». Il buco è di 3 milioni di euro, prosciugata ogni risorsa utile a garantire i servizi di trasporto, la manutenzione delle strade, la depurazione. «Ogni mese è una scommessa – dice il prefetto Buda, specialista in bilanci – riuscire a pagare gli stipendi». Le retribuzioni per il personale rappresentano il 52,42 per cento - quasi 4 milioni e mezzo di euro - dell’intera spesa. Un’altra mazzata alle casse – un milione e mezzo - arriva dai trasferimenti che l’ente fa all’Ato Gesa Ag2, che si occupa della raccolta e deposito in discarica dei rifiuti. «Faremo il possibile per evitare il dissesto – hanno garantito i commissari -. Dalla nostra parte c’è il fatto, ed è la prima volta che succede in Italia, che il ministero dell’Interno ha garantito un finanziamento di un milione e 200 mila euro e un altro finanziamento arriverà grazie al protocollo firmato con il ministero per i Beni culturali e la ricerca universitaria».
 
 
di CONCETTA RIZZO

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