venerdì 5 ottobre 2012

Casalesi, prete coraggio inchioda i signori del pizzo

CASERTA - Prima, fino al 7 dicembre dell’anno scorso, pagavano e tacevano. Pagavano tangenti da decine di migliaia di euro, percentuale fissa sull’importo dei lavori aggiudicati o sul fatturato presunto del bar, della salumeria, del ristorante. Dopo, dopo l’arresto di Michele Zagaria , hanno continuato a pagare: quanto e più di prima, a rate piccole ma continue, fino al saldo dell’importo pattuito con il capoclan e poi oltre, fino a soddisfare le necessità di quanti erano in carcere e avevano bisogno dei soldi per gli avvocati e la famiglia.

La differenza tra il prima e il dopo è una voce dal pulpito, quella di don Vittorio Cumerlato, che alla metà di giugno aveva tuonato: «Qui a Casapesenna è tutto come prima, questo paese non cambierà mai», spiegando poi alla polizia che si stava riferendo alle estorsioni subite da alcuni suoi fedeli. I quali, ed è questa la grande novità, non si sono precipitati a denunciare il ricatto ma alla prima richiesta di chiarimenti hanno confermato e spiegato modalità di pagamento e i retroscena del vecchio accordo, facendo i nomi dei mandanti e degli esattori.

Non è ancora la rivoluzione delle coscienze ma la prova della crepa vistosa che si è aperta nella barriera di calcestruzzo fortificato che ha garantito per anni l’impunità alla camorra casalese e al clan Zagaria. Cambiamento raccontato nell’ordinanza di custodia cautelare e nel decreto di fermo che ieri mattina hanno portato in carcere, con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, sette persone del giro stretto di Michele Zagaria: i suoi esattori di ieri e di oggi, che hanno agito in nome e per conto di fiduciari detenuti al 41 bis.

I provvedimenti cautalari portano la firma del gip Maria Vittoria Foschini e dei pm Catello Maresca, Marco Del Gaudio e Cesare Sirignano, che hanno coordinato le velocissime indagini della Squadra mobile di Caserta. I destinatari sono Michele Barone e Michele Fontana, già detenuti al carcere duro; Giorgio Pagano, Renato Piccolo, Costantino Diana, Francesco Sabatino e Antonio Aquilone, tornato in libertà alcuni giorni fa.

Tra le vittime delle estorsioni figura un imprenditore di Casapesenna che negli scorsi anni si era aggiudicato l’appalto per la realizzazione di un complesso residenziale da 50 villette a Castelmorrone, nel Casertano, per un importo di 6 milioni di euro.

Gli estorsori di Zagaria gli avevano imposto una tangente da 35mila euro di cui due tranche, per complessivi 20mila euro, erano state versate prima della cattura del boss. L’altra vittima è un ristoratore di San marcellino al quale era stato chiesto il pagamento di tremila euro, suddivise in tre rate - come da consolidata prassi camorrista - a Natale, Pasqua e Ferragosto.
 
di Rosaria Capacchione

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