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martedì 27 luglio 2010
Vittoria, sigilli ad azienda vinicola: otto denunce
Vittoria, sigilli ad azienda vinicola: otto denunce
Sequestrati 4 milioni. E' uno dei feudi che da decenni rappresenta gli interessi di Cosa Nostra. Le indagini hanno ricostruito una raffinata frode per percepire contributi pubblici
VITTORIA. La Guardia di Finanza ha sequestrato un'azienda vinicola e denaro contante per oltre 4 milioni di euro mettendo i sigilli, nelle campagne tra Acate e Vittoria, su uno dei feudi che da decenni rappresentano interessi storici di Cosa Nostra. Nell'ambito dell'inchiesta, condotta dalla Procura di Ragusa, otto persone sono state denunciate per associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno dello Stato e dell'Unione Europea. Le indagini hanno ricostruito una presunta raffinata frode per percepire illecitamente i contributi pubblici. La Guardia di Finanza ha accertato che la società Future Tecnologie Agroambientali Srl, con sede ad Acate, del Gruppo Mezzocorona Spa, avrebbe percepito un contributo di 4,366 milioni di euro.
L'azienda avrebbe acquistato la cantina del "Feudo Arancio" da una società appartenente al suo medesimo gruppo societario. In particolare, la società acquirente e quella cedente fanno riferimento agli stessi proprietari: la famiglia Rizzoli. Gli accertamenti si sono concentrati su tre società, appartenenti al gruppo Mezzocorona Spa, una di Acate e due del Trentino-Alto Adige. L'operazione denominata "Old Tower" ha consentito di delineare le presunte responsabilità degli otto soggetti denunciati, tra i quali figura anche un funzionario dell' istituto di credito Banca Nuova il quale aveva curato l'istruttoria e l'erogazione dei contributi. Gli indagati, secondo le Fiamme Gialle, avrebbero prodotto documenti falsi e fatture per operazioni inesistenti.
Le cantine di Acate contrada Torrevecchia - Feudo Arancio - in precedenza erano di proprietà della Torrevecchia di Favuzza & C. Sas, una società riconducibile agli eredi dei cugini Salvo di Salemi, come ha sottolineato il colonnello Francesco Fallica, comandante provinciale della Guardia di Finanza, affermando che "l'azienda sequestrata appare come il crocevia di un traffico che tocca i gangli vitali di Cosa Nostra, dai cugini Salvo fino al boss latitante Matteo Messina Denaro".
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