martedì 13 luglio 2010

Maxiblitz contro 'ndrangheta: 320 arresti. Puntavano a Expo 2015


Almeno 320 persone sono state arrestate oggi da polizia e carabinieri in tutta Italia nel corso di un maxiblitz contro la 'ndrangheta, esito di indagini che hanno portato alla luce la struttura verticistica e trans-regionale della malavita organizzata calabrese e i suoi tentativi di mettere le mani sugli appalti per l'Expo 2015.

Lo hanno riferito le forze dell'ordine, mentre il ministro dell'Interno e quello della Giustizia hanno sottolineato l'importanza dell'operazione.

"Si tratta in assoluto della più importante operazione contro la 'ndrangheta degli ultimi anni, che oggi viene colpita al cuore del suo sistema criminale sia sotto l'aspetto organizzativo che quello patrimoniale", ha dichiarato il ministro dell'Interno Roberto Maroni, secondo quanto riportato dal sito del suo ministero.

Secondo gli inquirenti, il blitz -- frutto delle indagini coordinate dal pubblico ministero di Milano Ilda Boccassini in collaborazione con il capo della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone -- ha individuato e scardinato l'intera struttura territoriale della malavita calabrese.

Al centro dell'operazione, in particolare, i presunti appartenenti al clan Commisso di Siderno, inserito a pieno titolo nell'imprenditoria e nel settore della finanza attraverso prestanome.

Inizialmente le forze dell'ordine avevano riferito di alcuni arresti all'estero, ma i destinatari di tali ordinanze sono stati poi rintracciati in Italia.

Associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, usura, traffico internazionale di armi e stupefacenti, riciclaggio e infiltrazione nei pubblici appalti sono le accuse nei confronti degli arrestati. Nel corso del blitz sono stati effettuati anche sequestri di beni per 70 milioni di euro.

"Quella di oggi è la più imponente operazione degli ultimi anni contro la 'ndrangheta che dimostra la straordinaria forza della Squadra- Stato", ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano, sottolineando anche la struttura organizzativa complessa della 'ndrangheta.

ORGANIZZAZIONE VERTICISTICA

Organizzazione che si è rivelata diversa da quanto ritenuto sinora: non una struttura "orizzontale" nella sua diffusione sul territorio, bensì verticistica, con a capo una cupola sorretta da tre mandamenti: i clan di Reggio Calabria città, i clan della costa jonica e quelli della costa tirrenica.

"E' emersa con forza, ed in modo assolutamente univoco, l'unitarietà della ndrangheta come organizzazione di tipo mafioso. Non più dunque semplicemente un insieme di cosche, famiglie o ndrine, nel loro complesso scoordinate e scollegate tra di loro, salvo alcuni patti federativi di tipo localistico-territoriale, certificati da incontri, più o meno casuali ed episodici, dei rispettivi componenti di vertice", si legge nel decreto di fermo a carico di alcune delle persone finite oggi in manette, sottoscritto da Pignatone e dai pm Nicola Gratteri e Antonio De Bernardo.

Anche il procuratore antimafia Piero Grasso, in conferenza stampa a Milano, ha voluto sottolineare le caratteristiche della 'ndrangheta "come organizzazione verticistica unitaria e piramidale".

Tra le figure di spicco finite in manette, molti dei capimafia della cupola reggina tra cui Cosimo Filomeni, detto il Brigante, il boss Antonio Comisso detto "u quagghia" e il figlio Francesco, proprietario di un grande commerciale a Siderno.

Come spiega il decreto di fermo, le indagini hanno inoltre portato alla luce l'esistenza di molteplici "proiezioni" della 'ndrangheta al di fuori del territorio calabrese, di cui la più importante è "la Lombardia".

TENTATIVI DI INFILTRAZIONI IN APPALTI EXPO

Secondo quanto emerso dalle indagini, i clan attivi in Lombardia avevano anche provato senza successo ad inserirsi negli appalti e nei subappalti dell'Expo.

Le tentate infiltrazioni, spiega una nota degli investigatori distribuita nel corso della conferenza stampa a Milano, avvenivano attraverso il gruppo Perego, considerato riconducibile alla cosca degli Strangio.

"E' stato ricostruito il tentativo di assorbire nel gruppo Perego importanti aziende lombarde del settore edile che versavano in condizione di difficoltà economiche, allo scopo di costruire apposite attività di impresa in grado di partecipare direttamente all'affidamento degli appalti per l'Expo 2015", si legge nella nota.

Nel decreto di fermo si legge che "in Lombardia si è riprodotta una struttura criminale che non consiste in una serie di soggetti che hanno semplicemente iniziato a commettere reati in territorio lombardo... (ma) gli indagati operano secondo tradizioni di ndrangheta: linguaggi, riti, doti, tipologia di reati sono tipici della criminalità della terra d'origine e sono stati trapiantati in Lombardia dove la 'ndrangheta si è trasferita con il proprio bagaglio di violenza".

Secondo il pm Boccassini, in Lombardia ci sarebbero più di cinquecento affiliati alla 'ndrangheta. "Abbiamo documentato la presenza di più di 500 affiliati in Lombardia, oltre all'individuazione di 14 locali (luoghi dove sono presenti due o piu' 'ndrine) a Milano e provincia", ha detto Boccassini in conferenza stampa.

Agli atti dell'inchiesta c'è anche un filmato in cui viene ripresa l'"investitura" a capo dell''organizzazione malavitosa in Lombardia di Pasquale Zappia, presenti figure di spicco, avvenuta in un circolo di Paderno Dugnano intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Tra gli indagati in Lombardia, anche alcuni politici: l'assessore comunale di Pavia, Pietro Trivi, accusato di corruzione elettorale -- di aver cioè comprato voti dalla criminalità organizzata -- e l'ex assessore provinciale di Milano, Antonio Oliviero, in rapporti con l'imprenditore Ivano Perego, arrestato per associazione mafiosa, e responsabile della Perego Strade.

Le indagini hanno anche portato all'arresto di Francesco Bertucca, 57 anni, imprenditore edile di Pavia, e di Rocco Coluccio, biologo e imprenditore. Insieme al direttore dell'Asl di Pavia sono accusati di essere stati organici alla 'ndrangheta e di essere il punto di congiunzione con l'organizzazione agli ordini del boss Pino Neri.

Nel corso del blitz sono stati arrestati anche quattro carabinieri, con accuse a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Tra di loro c'e' Michele Belingieri, l'appuntato dell'Arma che aveva raccolto (come mostrato da un filmato), bossoli e cartucce sulla scena di un delitto a Rho, lo scorso 25 gennaio.

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