venerdì 2 luglio 2010

La mafia s’è presa Bordighera


La mafia s’è presa Bordighera

I carabinieri al prefetto: infiltrazione in consiglio comunale, l'assemblea va sciolta

GIULIO GAVINO
BORDIGHERA
Infiltrazioni mafiose. Il consiglio comunale di Bordighera deve essere sciolto perché sotto scacco dalla ‘ndrangheta calabrese, responsabile, negli ultimi mesi, di una serie di attentati incendiari a bar e imprese. A chiederlo al prefetto sono stati i carabinieri, che hanno individuato «elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata e forme di condizionamento degli stessi amministratori in grado di compromettere la libera determinazione e il regolare funzionamento dei servizi».

Il prefetto di Imperia Francescopaolo Di Menna valuterà i passi da fare ma ha già preso atto della richiesta di mandare a casa il sindaco del Pdl Giovanni Bosio e la sua maggioranza.
Il «prepensionamento» del primo cittadino è ormai in atto. E Bosio ripete: «Siamo persone perbene, nessuno è indagato, nessuna collusione con il malaffare». Ieri sera il sindaco deve aver capito che la sua strada è segnata: l’assessore della Lega Nord, che lo appoggia da sempre, Giulio Viale, padre del sottosegretario all’Economia, Sonia, si è dimesso rimettendo il mandato al partito. A non mollare la poltrona, invece, è Rocco Fonti, che da assessore si è permesso di andare a raccontare frottole al pubblico ministero. Il gip lo ha scritto nero su bianco: ha tenuto un «comportamento menzognero», ma lui non se ne va e il sindaco lo tiene in giunta.

Bordighera in mano alla malavita? Roba da far rivoltare nella tomba la Regina Margherita di Savoia, che in questa città della Riviera aveva finito con serenità i suoi giorni. Nella loro relazione i carabinieri del colonnello Franco Cancelli hanno preso spunto da una serie di informative degli ultimi quattro anni riguardanti «stranezze amministrative» mai approdate allo status di violazioni penali e dall’inchiesta del procuratore Roberto Cavallone, che all’inizio del mese ha arrestato tre esponenti della famiglia Pellegrino, imprenditori del settore movimento terra. I tre si erano rivolti a due assessori contrari al fatto che aprissero due sale slot a Bordighera, ammiccando: «Però quando avete avuto bisogno dei nostri voti noi vi abbiamo aiutato».

Nel feudo del centrodestra della Liguria, dove le percentuali di vittoria elettorale sono bulgare da oltre un ventennio, il Pdl «aveva bisogno» di quei voti? Ad avere bisogno erano i politici o chi dava loro il voto? Di sicuro, ci sono le foto di sindaco e un onorevole Pdl immortalati in diverse occasioni con esponenti della famiglia in questione, con informative relativa a finanziamenti elettorali (legittimi), incontri, cene, aperitivi.

A mettere in imbarazzo il sindaco c’è anche il fatto che uno degli assessori minacciati dai Pellegrino avesse riferito a un carabiniere che lui, il sindaco, alle sale slot era favorevole perché aveva «favori da rendere». Inoltre, nel rapporto al prefetto l’Arma ha allegato intercettazioni telefoniche tra imprenditori e malavitosi. Argomento delle conversazioni: affari di politici dediti all’imprenditoria. Ancora, il misterioso dissolversi della richiesta di chiusura di un circolo privato che poi si era rivelato essere un luogo di incontro tra clienti e prostitute. Infine, la ciliegina è arrivata l’altra sera. I carabinieri hanno chiesto lo scioglimento di un consiglio comunale che ha votato compatto la fiducia al sindaco. E nel Pdl hanno iniziato a fare la lista per le prossime elezioni.

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