venerdì 23 luglio 2010

Processo strage di Duisburg Strangio: "Io non c'entro niente"


Processo strage di Duisburg
Strangio: "Io non c'entro niente"


Il processo è stato sospeso e riprende nel pomeriggio con la prosecuzione dell’interrogatorio di Strangio

23/07/2010 Per la prima volta dal momento del suo arresto, Giovanni Strangio, accusato di essere l'ideatore e di uno degli autori della strage di Duisburg del Ferragosto 2007 in cui furono uccise sei persone, momento culminante della faida di San Luca, interviene nel processo in corso a Locri per contestare le accuse che gli sono mosse e dichiara: «Con la faida di San Luca io non c'entro niente».
Sino ad oggi aveva fatto brevi interventi, soprattutto per confutare quello che sentiva dire dai testimoni, ma oggi è il giorno del suo interrogatorio e, collegato in videoconferenza dal carcere romano di Rebibbia, con al fianco il suo avvocato, Carlo Taormina, Strangio ha risposto in maniera organica alle domande del pm Federico Perrone Capano.
Strangio ha sostenuto di essersi recato in Germania nei primi giorni dell’agosto 2007 per risolvere alcuni problemi economici delle pizzerie che gestiva, dopo i sei mesi trascorsi in carcere in seguito all’arresto per il possesso di una pistola, avvenuto il 28 dicembre 2006, giorno del funerale di sua cugina, Maria Strangio, uccisa il giorno di Natale in un agguato in cui rimasero ferite altre quattro persone, tra le quali un bambino, finalizzato ad ucciderle il marito, Gianluca Nirta, considerato il campo della cosca Nirta-Strangio contrapposta nella faida ai Pelle-Vottari. Proprio quell'omicidio, secondo l’accusa, è la causa scatenante della strage di Duisburg.
«Prima di quell'arresto – ha detto Strangio – ero incensurato ed un onesto lavoratore. Con la faida, io e la mia famiglia, non c'entriamo niente». L’imputato ha poi ammesso di avere conosciuto in Germania una ragazza, Giulia Garin, e di essere uscito con lei qualche sera ma di non averle mai parlato della faida, come invece ha raccontato la ragazza sentita dai giudici della Corte d’assise di Locri alcune settimane fa.

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