giovedì 22 luglio 2010

Processo "Padrini", condannato Frisenna


Processo "Padrini", condannato Frisenna

CATANIA - Ventitrè anni di reclusione per dodici imputati, due assoluzioni per non aver commesso il fatto ed un non doversi procedere: sono i numeri della sentenza del processo "Padrini" emesse dal Gip di Catania, Dora Catena, su un intreccio mafia ed estorsione.

Tra gli imputati condannati c'è anche l'ex assessore ai Servizi sociali del Comune di Paternò e primo degli eletti di Forza Italia in Consiglio comunale, Carmelo Frisenna, 39 anni, il quale è stato condannato a cinque anni di reclusione per associazione mafiosa e al risarcimento danni in favore dello stesso ente pubblico.

Le altre condanne riguardano imprenditori ed esponenti della cosca Assinnata, compreso il presunto boss Salvatore, che è stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione per associazione mafiosa in continuità con lo stesso reato che aveva già commesso e per il quale era già stato condannato.

Secondo l'accusa Carmelo Frisenna era "strutturalmente ed organicamente inserito nel clan" Santapaola-Ercolano e "rappresentava un avamposto dell'organizzazione all'interno del dell'Amministrazione comunale".

Frisenna è stato citato anche dal presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, in un suo intervento all'assemblea regionale siciliana che è stato acquisito dalla Procura di Messina che indaga sulla fuga di notizie di indagini del Ros a Catania. In una intercettazione agli atti dell'inchiesta Frisenna avrebbe detto, secondo quanto riportato anche da diversi atti pubblici, che "Lombardo muore di morte naturale perché lo fanno attaccare, e c'è pure la sinistra...".

L'operazione "Padrini" fu eseguita dai carabinieri del reparto operativo di Catania che il 27 novembre del 2008 arrestarono 24 persone tra presunti appartenenti e fiancheggiatori della frangia della cosca Santapaola. Cinque degli indagati hanno poi patteggiato la pena e quindici fatto ricorso al rito abbreviato celebrato dal Gup Dora Catena. Altri quattro imputati sono processati davanti la seconda sezione penale del Tribunale di Catania.

Nella sentenza di oggi, accolta da un breve applauso da familiari dei detenuti, il Gup Catena ha condannato: Antonino Aiello (3 anni), Francesco Amantea (4 anni e 4 mesi), Massimo Amantea (5 anni e 4 mesi), Salvatore Assinnata (1 anno e 8 mesi), Alessandro Befumo (1 anno e 8 mesi), Salvatore Branciforte (5 anni e 7 mesi), Salvatore Catania (1 anno e 8 mesi), Rosario Chisari (6 anni), Carmelo Frisenna (5 anni), Giuseppe Mirenna (1 anno e 8 mesi), Filippo Santo Pappalardo (1 anno), Luca Vespucci (1 anno e 8 mesi).

Il Gup ha assolto, per non avere commesso il fatto, Pietro Puglisi e Salvatore Maria Adamo Tirenna, e disposto di non doversi procedere per Roberto Vacante, che per i reati contestati era stato già processato.

Il pm Agata Santonocito ha osservato che "la sentenza dimostra come l'impianto accusatorio abbia retto alla valutazione del giudice". Il difensore di Frisenna, l'avvocato Vittorio Lo Presti, che ha annunciato ricorso alla sentenza, ha sottolineato come "i reati contestati al mio assistito non riguardano affatto il suo ruolo di consigliere ed assessore comunale".

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