BENEVENTO - Il sindaco del Comune di Montesarchio, Antonio Izzo e l'assessore ai Lavori Pubblici e Protezione Civile della sua giunta, Silvio Paradisi sono stati arrestati dai carabinieri con l'accusa di associazione camorristica e reati elettorali. Sono accusati di essersi fatti sostenere in campagna elettorale dal clan camorristico Iadanza-Panella.
L'inchiesta non riguarda l'attuale tornata elettorale (a Montesarchio domenica prossima non si vota) ma quella del 2003 quando Izzo fu eletto per la prima volta. Il sindaco fu poi riconfermato nella carica nelle successive elezioni, svoltesi tre anni fa. Nel corso degli anni il sindaco e l'assessore avrebbero "ricambiato" il sostegno elettorale del clan camorristico Iadanza-Panella, favorendolo con la concessione di una serie di appalti.
Nel corso dell' operazione dei carabinieri di Benevento, coordinati dai pm Antonello Ardituro, Marco del Gaudio della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ed Aldo Ingangi della sezione reati finanziari, sono state arrestate complessivamente 19 persone. I due amministratori avevano concesso al clan, in cambio del sostegno elettorale, appalti per mense scolastiche, parcheggi e raccolta dei rifiuti.
Il sindaco di Montesarchio Antonio Izzo e l'assessore Silvio Paradisi, sono accusati in particolare di essersi garantiti il voto elettorale in occasione delle consultazioni amministrative comunali di Montesarchio del 25 e 26 maggio 2003 offrendo «a diverse decine di elettori rimasti non identificati denaro (somme dai cento euro in su per voto), beni in natura, promessa di atti amministrativi illegittimi (per il rilascio di permessi ad edificare in una zona già satura) ed altri favori ed utilità (ad es.la dilazione dei termini di pagamento di prestiti di denaro)».
«Eletti - dicono gli inquirenti - grazie al clan Iadanza - Panella, alleato della più potente cosca dei Pagnozzi, Izzo e Paradisi, secondo l'accusa ricambiano il favore concedendo gli appalti a ditte colluse e «non si fanno scrupoli - è scritto nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Nicola Miraglia del Giudice - nel piegarsi a mettere in atto pubblici comportamenti quali la partecipazione nelle loro vesti istituzionali a manifestazioni come l'inaugurazione di piazze date in gestione ad esponenti della famiglia criminale nella consapevole assenza di concessioni e/o autorizzazioni di alcun genere, dotate talvolta anche di strutture di servizio integralmente abusive».
Sia Paradisi sia Izzo - è scritto ancora - «hanno investito nelle elezioni ingenti capitali, oltre che per sostenere i normali costi della campagna elettorale, anche per pagare gli elettori al fine di assicurarsi il loro consenso», Paradisi è «abbastanza sfrontato nel proporre ad eventuali votanti direttamente somme di denaro in cambio del voto».
Il futuro sindaco Izzo è invece più cauto, in quanto teme che, «intervenendo in prima persona presso gli elettori, rischia in maniera eccessiva una denuncia penale: per questa ragione ha deciso di affidare a un'altra persona le somme di denaro da investire nella corruzione elettorale, da corrispondere ai sostenitori ad immediato ridosso delle elezioni». L'importo preventivato dai due candidati, al netto di altri investimenti consistenti in prestazioni gratuite con le proprie imprese a favore dei votanti, ammontano a circa 200 milioni delle vecchie lire.
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