venerdì 13 maggio 2011

Avellino, droga ai giovanissimi: 13 arresti

«Prosciutto e salame» le parole in codice
AVELLINO - Prosciutto e salame, caciocavallo e castagne. Erano le parole in codice per indicare partite di cocaina e hashish. Tra i castagneti e gli allevamenti dell'Alta Irpinia il giro di droga era ben articolato. Rifornimento nelle piazze di spaccio a Napoli, poi taglio e confezionamento a Montella. Proprio nella cittadina il blitz dei carabinieri, all'alba, per eseguire tredici ordinanze cautelari firmate dal Gip del tribunale di Sant'Angelo dei Lombardi: cinque in carcere, cinque ai domiciliari e tre obblighi di dimora. Arresti e fermi nei confronti di soggetti responsabili a vario titolo del traffico.


Da Montella al resto della provincia. Sequestri per migliaia di euro. Trecento grammi di hashish e oltre cento di coca nella cittadina ai piedi del Terminio. Circa cento grammi di stupefacenti in un opificio di Salza Irpina (quantità scoperte in una lavastoviglie). Ad Avellino sequestrati 5mila euro, centinaia di assegni, trenta cellulari, decine di sim card e autovetture. Contanti e beni finalizzati all'attività.

Le indagini coordinate dalla Procura di Sant'Angelo dei Lombardi, e sviluppate dai carabinieri della Compagnia di Montella con il supporto conclusivo del Comando provinciale, sono durante circa otto mesi. Con accertamenti in diversi comuni, come Lioni. Centinaia le persone ascoltate, per lo più giovani e giovanissimi assuntori (è il dato più allarmante). Fotografie, pedinamenti, e naturalmente intercettazioni ambientali e telefoniche. Così gli uomini della Compagnia di Montella, diretti dal capitano Enrico Galloro, controllavano corrieri e pusher. «Drugs on the road» è il nome dell'operazione. Nelle strade ha operato il nucleo cinofili. Dall'aria sono arrivati gli elicotteristi di Pontecagnano.

Finiscono nella casa circondariale di Sant'Angelo dei Lombardi G. C. e M. D. G. (49enne e 24enne di Montella), A. S. (30 anni, di Nusco) e due avellinesi (T. C. e G. L. M., rispettivamente di 56 e di 50 anni). Secondo quanto riscontrato dagli inquirenti, al momento sarebbero da escludere legami con la criminalità organizzata locale o partenopea. Non c'era un vero e proprio capo, ma la base da cui partiva la coca apparteneva a un montellese, attivo nel commercio di prodotti gastronomici locali. Buona parte di cocaina e hashish veniva venduta all'interno dei bagni di diversi locali.

Ai domiciliari si trovano ora altri cinque montellesi (A. D. B. e G. P. di 36 enni, R. G. e T. B. di 46 e 38 anni, e una ragazza di 26 anni, M. P.). Obbligo di dimora per altre tre persone, un ventisettenne di Nusco, C. R., un 54enne e un 41enne sempre di Montella, C. D. S. e G. B. Tra i tredici nomi figurano elementi già conosciuti alle forze dell'ordine per reati legati allo spaccio, e giovani alle prime esperienze nei circuiti della droga. Molti avevano un lavoro regolare, mentre è stata evidenziata la «spiccata pericolosità degli stessi».

I dati sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa presso la Procura di Sant'Angelo dei Lombardi. Il procuratore capo, Antonio Guerriero, ha parlato di un'altra vittoria importante per la legalità: «I soggetti che gestivano il traffico di stupefacenti pensavano di trovare in Alta Irpinia un rifugio tranquillo in cui operare, per poi rivolgersi attraverso altri soggetti al resto della provincia. Si sbagliavano - ha spiegato Guerriero - perché questo Tribunale, la cui competenza si estende per 1200 chilometri quadrati, era e resta un presidio di legalità».

Con Guerriero, il sostituto Paola Galdo, il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Giovanni Adinolfi, e il capitano Enrico Galloro. «Come per il caso Schiavone, come per i continui interventi sui reati ambientali, l'attenzione della Procura sul territorio è costante - ha continuato il procuratore -. Questa volta era necessario fermare un traffico che testimonia come il fenomeno della droga stia prendendo piede tra i giovani».

Giulio D'Andrea

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