Sono 194 le persone coinvolte nell’inchiesta denominata «Delfino» che ha consentito di fare piena luce su un vorticoso giro di incidenti stradali falsi architettati per truffare le compagnie assicurative. Il sostituto procuratore Salvatore Cosentino ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, notificato a tutti gli indagati dagli agenti della polizia stradale. Sono 16 le persone a cui viene contestata l’associazione a delinquere finalizzata alla simulazione di 69 incidenti falsi per intascare i relativi risarcimenti. Si tratta di Vincenzo Massimillo, Nicola Gemma, Gabriele Ferruzzo, Cosimo Boccuni, Francesco Secci, Antonio D’Andria, Stefano Morelli, Ezio Labarbera, Gianluca Livieri, Luigi Stramaglia, Benedetto Alparone, Maurizio Ruggiero, Ferdinando Ragucci, Alessandro Battista, Alessandro Battista e Antonio Milella.
Secondo l’accusa, i 194 indagati simulavano incidenti stradali (bici tamponate o pedoni investiti) per ottenere i risarcimenti dalle compagnie assicurative. Una truffa da un milione e 210mila euro accertata dalla Polizia stradale al termine di due anni e mezzo di indagini. Intercettazioni, appostamenti, pedinamenti, riscontri documentali e la collaborazione fornita da uno dei quattro avvocati coinvolti. Le indagini dell’operazione «Delfino» nascono nel 2007 a seguito di una denuncia presentata dall’Assicurazione «Nuova Tirrena», poi rilevata dalla «Groupama».
Il numero spropositato di incidenti denunciati alla fine del 2007 aveva insospettito l’Ufficio Antifrodi. Le richieste di risarcimento riguardavano sempre pedoni o ciclisti che assumevano di essere stati investiti da auto. A corredo della denuncia venivano presentati certificati medici risultati rubati al pronto soccorso dell’ospedale «Santissima Annunziata».
Tra i destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini, c'è anche Antonio Milella, uno dei dottori del gruppo, indicato dagli inquirenti come un promotore della presunta associazione a delinquere. Milella, difeso dall'avvocato Egidio Albanese, il 14 marzo scorso ha però chiesto e ottenuto dal pm la trasmissione degli atti alla Procura di Potenza in quanto dal 2002 al 2008, come certificato in atti, ha svolto la funzione di giudice onorario al tribunale di Grottaglie e dunque va applicata nel suo caso la norma del codice di procedura penale che vieta alla Procura del territorio di indagare un magistrato, sia pure onorario come in questo caso, che lavora nello stesso ambito geografico.
egregio dottor mazza, il suo cognome esplicita la sua cultura...praticamente ..."na mazza"..!!! per quanto concerne l'alrticolo in questione sicuramente avrà delle noie....CONTROLLI LE SUE FONTI ED IMPARI A SCRIVERE MEGLIO E NON SCRIVA INESATTEZZE, LE COSTEREBBERO CARA!!!
RispondiEliminagiuseppe
le consiglio ulteriormente di studiare un pò di procedura penale perchè per fare il giornalista, quello serio, bisogna avere anche nozioni giuridiche di base.
RispondiEliminain questo modo quando qualche agente di pg le gira
qualche soffiata, se la controlla e poi non rischia di rimetterci da sopra.
giuseppe
rileggendo il suo capolavoro non posso non notare che manca il nome dell'avvocato ALESSANDRO SEBASTIO (NIPOTE DEL PROCURATORE), errore o omissione?????
RispondiEliminaarturo
Egregio direttore, sono una accanita lettrice dei quotidiani in genere, posso farle un appunto:
RispondiEliminama le pare giusto fare intendere al lettore ingnaro della terminologia legale che il procedimento in questione è già terminato quando invece ancora deve iniziare?
credo che l'articolo dovrebbe essere scritto nuovamente con le opportune correzioni.
grazie.
annamaria da ginosa marina