
Pacilli, latitante da due anni e due mesi, è stato sorpreso in un casolare alla periferia di Maonte Sant'Angelo. Gli agenti lo hanno trovato in possesso di una pistola calibro 9 e di due caricatori. Accusato anche di associazione mafiosa e di estorsione e ritenuto appartenente al clan Li Bergolis, Pacilli non ha avuto il tempo di reagire perchè gli agenti lo hanno immediatamente bloccato, senza peraltro utilizzare le armi.
Pacilli è ritenuto al vertice della cosca mafiosa Li Bergolis (conosciuta anche come Libergolis), un potente sodalizio criminale che opera nel Gargano e che negli anni è stato al centro di una sanguinosa e cruenta 'guerra di mafià con i rivali del clan Romito, un tempo alleati.
Attualmente è ritenuto dagli investigatori “il più pericoloso criminale della Puglia e dalle sue decisioni dipendono le strategie mafiose che ispirano la vita delinquenziale del gruppo Li Bergolis”. Dalle attività investigative emergerebbe che egli ha continuato a gestire, in particolare, il settore delle estorsioni che incide pesantemente sul tessuto economico dell’area garganica.
Pacilli è stato catturato in un blitz compiuto in un casolare nella frazione di Rozzano, alla periferia di Monte Sant'Angelo (Foggia). Su di lui pendevano diversi provvedimenti restrittivi, tra i quali due ordini di carcerazione per condanne definitive a complessivi 13 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso ed estorsione. Il latitante è stato individuato grazie all’impiego di sofisticate attività tecniche, realizzate nei confronti dei fiancheggiatori.
CHI E' PACILLI
Il superlatitante foggiano è uno dei protagonisti della cruenta faida del Gargano che negli ultimi anni è stata caratterizzata dagli omicidi 'eccellentì di boss dei due clan rivali: nell’aprile 2009 è stato assassinato Franco Romito, di 45 anni; nell’ottobre successivo, sotto i colpi delle armi da fuoco, è caduto Francesco Li Bergolis, di 66. Nello scontro armato tra i clan, Pacilli – secondo la polizia – è stato il 'braccio operativò del boss Franco Li Bergolis (nipote di Francesco), catturato lo scorso anno dopo una lunga latitanza. Dopo quest’arresto, Pacilli ha assunto un ruolo di leadership nel gruppo di appartenenza fino a scalare i vertici del clan.
Dalle attività investigative emergerebbe che egli ha continuato a gestire, in particolare, il settore delle estorsioni che incide pesantemente sul tessuto economico dell’area garganica.
IL PROCURATORE LAUDATI: QUESTA E' UNA SVOLTA SUL CLAN GARGANICO
«Un momento molto importante, significativo per le investigazioni antimafia in provincia di Foggia, sul Gargano e nel distretto di Bari»: così il procuratore di Bari e procuratore del distretto antimafia Bari-Foggia, Antonio Laudati, ha definito in una conferenza stampa l’arresto nel Gargano del superlatitante Giuseppe Pacilli. Nei confronti di Pacilli, latitante da oltre due anni, sono stati eseguiti – ha riferito Laudati – tre provvedimenti giudiziari. Il pregiudicato deve scontare una condanna ad 11 anni di reclusione; sul suo capo pendeva un’ordinanza di custodia cautelare del maggio 2010 perchè ricercato per un attentato progettato contro due poliziotti, e infine per il possesso di una pistola.
«Sono qui per dare testimonianza – ha aggiunto Laudati – di un metodo di lavoro che da un anno funziona nel distretto di Bari e in provincia di Foggia, quella che io chiamo «Squadra Stato». Grazie alle iniziative prese dal ministero dell’Interno, è stato costituito un desk interforze sulla stessa modalità operativa di Reggio Calabria, Napoli e Palermo e da quel momento si è deciso di dare particolare attenzione alla mafia del Gargano. Sono stati costituiti gruppi di lavoro che hanno dato risultati significativi».
Laudati ha poi ribadito, come già annunciato dal Procuratore nazionale antimafia a Foggia e dal ministro dell’Interno, che «tra qualche mese sarà aperto a Manfredonia un ufficio della Direzione distrettuale, allargata alle Procure di Foggia e di Lucera e a componenti anche nazionali di forze di polizia, in una villa confiscata alla mafia». La cattura di Pacilli «per noi costituisce un momento di svolta – ha detto ancora Laudati – per un rinnovato impegno nelle indagini antimafia, perchè siamo convinti che quella che abbiamo definito la 'Quarta mafia', la mafia garganica, ha caratteristiche di pericolosità e di intimidazione sul territorio non inferiori e forse superiori a mafie che operano in altre zone del territorio nazionale».
Laudati ha voluto infine dedicare l’operazione odierna «ai giovani del Gargano e alle associazioni antiracket del Gargano che hanno testimoniato la loro ansia di legalità».
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