Convegno: “Mafia: 150 anni dell’Unità d’Italia, una pagina oscura della nostra storia. La lotta, le vittime, l’informazione”, strumentalizzato dalla stampa
Il convegno tenutosi sabato presso la biblioteca comunale di Cianciana, doveva essere un progetto per “Educare i giovani alla legalità”, parlando loro del danno morale, materiale e sociale, ed a volte l’oltraggio, che le vittime e le loro famiglie subiscono a causa della sconsideratezza delle azioni umane generate dalle organizzazioni criminali, nonché, in molti casi dall’assenza di giustizia,
Tutti temi affrontati nel corso del convegno, grazie agli interventi qualificati dei relatori che si sono succeduti illustrando i vari aspetti di un fenomeno complesso e terribile qual è la mafia.
Un incontro positivo ed educativo, che si è potuto realizzare grazie al Comune di Cianciana, nella persona del sindaco Salvatore Sanzeri, e brillantemente condotto dal responsabile della biblioteca Mario Caramazza (v. immagine).
Purtroppo, l’evento è stato strumentalizzato da alcuni giornali, a tal punto da essere trasformato in “forzatura propagandistica”, che ha portato gli operatori dell’informazione ad ignorare le nostre storie, il nostro dolore, e tutto ciò che sarebbe dovuto servire a sensibilizzare ed educare i ragazzi alla legalità.
Si è preferito soffermarsi alla presentazione di un libro, trascurando gli aspetti più salienti del Convegno.
Sono addolorato, e come me anche altri familiari di vittime della mafia, nel dover constatare come un evento così significativo e ben riuscito, grazie all’operato di alcuni organi di stampa sia stato trasformato in un’operazione propagandista che ha sminuito il valore educativo dell’incontro.
Peccato, visto che uno degli argomenti trattati, oltre la lotta e le vittime, era proprio quello dell’informazione…
Nel ringraziare i relatori che hanno preso parte al Convegno, il coordinatore dei lavori, Mario Caramazza, per la professionalità mostrata nel gestire l’incontro, il Comune di Cianciana e quanti altri hanno reso possibile l’evento, non possiamo che rammaricarci per il comportamento di quanti hanno, ancora una volta, zittito la voce di chi la mafia l’ha vissuta veramente sulla propria pelle.
Con la perdita dei propri congiunti, con le scelte coraggiose di chi, consapevole dei rischi, ha deciso di squarciare un muro di silenzio perché la verità e la giustizia divengano strada maestra del futuro dei giovani siciliani
Giuseppe Cimminsi, figlio di Michele (vittima della mafia)
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