ROMA - Uno dei figli di Gheddafi, Saif al-Arab, sarebbe stato ucciso stanotte da un raid della Nato sulla sua casa di Tripoli. Questo ha almeno annunciato il governo, smentito dalla Nato e da fonti degli insorti. Folla scatenata a Tripoli contro la sede diplomatica italiane e le rappresentanze Onu, che ha deciso di ritirare il personale.
Incendiata l'ambasciata d'Italia a Tripoli. Testimoni hanno detto alla Reuters che l'ambasciata d'Italia a Tripoli è stata incendiata. «Sto dall'altro lato della strada di fronte all'ambasciata d'Italia - ha detto un testimone per telefono - Posso vedere il fumo che esce dall'ambasciata. Era incendiata. Non c'è nessuno là ora, solo un'auto della sicurezza che impedisce alla gente di passare». La maggior parte dei governo occidentali hanno evacuato il loro personale dalle sedi diplomatiche più o meno nel periodo in cui la Nato, settimane fa, ha cominciato i raid sulla Libia.
La Farnesina conferma che si sono verificati attacchi vandalici contro alcune ambasciate straniere a Tripoli, tra cui anche l'ambasciata d'Italia. In un comunicato il ministero degli Esteri dice che «gli attacchi contro gli edifici della nostra ambasciata a Tripoli non indeboliranno la determinazione dell'Italia a continuare la propria azione, insieme agli altri partner, a difesa della popolazione civile libica in ottemperanza alla risoluzione 1973 delle Nazioni Unite». La Farnesina «nel condannare fortemente queste gravi e vili azioni, rileva che il regime di Gheddafi, nel mancare di assicurare la necessaria protezione alle missioni diplomatiche straniere a Tripoli, è venuto meno ancora una volta ai propri elementari obblighi internazionali. Queste posizioni sono state rappresentate alle autorità di Tripoli attraverso l'ambasciata turca che cura temporaneamente gli interessi italiani nella capitale libica».
Le Nazioni Unite hanno annunciato che stanno ritirando tutto il proprio personale internazionale dalla capitale libica Tripoli, dopo che anche sedi dell'Onu sono state attaccate e danneggiate dalla folla.
La Gran Bretagna ha deciso l'espulsione dell'ambasciatore di Libia, «in seguito ad attacchi contro le missioni diplomatiche a Tripoli», fra cui «l'ambasciata britannica», ha annunciato oggi il ministro degli esteri William Hague.
Il raid che avrebbe ucciso il figlio del colonnello. Nell'abitazione secondo il governo libico si trovava anche il padre Muammar, rimasto illeso. Anche tre nipoti di Gheddafi sarebbero morti. La Nato ha confermato un attacco su Tripoli, ma ha detto che aveva per obiettivo una struttura militare e non persone.
«La casa di Saif al Arab, il più piccolo dei figli della Guida (Gheddafi, ndr), è stata attaccata con potenti mezzi», ha detto il portavoce del governo di Tripoli, Mussa Ibrahim in una conferenza stampa. «La Guida si trovava nell'abitazione assieme a sua moglie con amici e parenti ed è sano e salvo».
«Il figlio di Gheddafi è morto, anche la televisione e la radio libica lo hanno confermato - ha detto monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli - Ci hanno portato a vedere le salme, noi e i responsabili delle diverse chiese presenti abbiamo fatto una preghiera. Un imam presente ha fatto un discorso contro la barbarie di questo attacco che ha colpito innocenti e civili». Mons Martinelli ha lanciato un appello alle forze della coalizione: «Con tutto il cuore, per favore, per rispetto al dolore del padre, fate un momento di tregua. Questo accelerarsi dei bombardamenti ha inasprito gli animi».
Morti anche tre nipoti di Gheddafi, che avevano tutti meno di tre anni. Nell'annunciare che domani si terranno i funerali, la Tv di stato libica ha stasera reso nota l'identità dei tre bambini. Saif, 2 anni, era figlio di Mohammad Gheddafi, 41 anni, il maggiore dei figli del rais. Carthage, 2 anni, era la figlia di Hannibal, 35 anni, e Mastoura, di appena 4 mesi, figlia di Aisha Gheddafi, 33 anni.
La notizia della morte di Seif al Arab aveva suscitato grande entusiasmo a Bengasi, ma con il passare delle ore prevale lo scetticismo. «La verità è che la notizia non può essere verificata», ha detto Jalal al Gallal, membro del Consiglio nazionale di transizione, l'organo politico dei ribelli, il quale accusa Gheddafi di «utilizzare gli attacchi della Nato contro obiettivi militari per far credere che vogliano cercare di assassinarlo». Lo scetticismo è diffuso anche tra la popolazione. «Lo ha già fatto in passato: nel 1986 disse che sua figlia era stata uccisa, ma lei è ancora viva», ha detto Ahmed Sidan, un commerciante di Bengasi. «Gheddafi dice che Saif è morto (...) allora dov'è il corpo? Ci mostri il corpo - ha detto Alaa al-Obeidi, produttore della rete televisiva d'opposizione Libya al-Ahrar - Personalmente non penso che sia morto. Avrà una nuova identità e un nuovo passaporto per lasciare il paese e andare a vivere in Africa, probabilmente in Uganda che ha buobe relazioni con Gheddafi».
Saif al Arab Gheddafi, figlio di Safia Farkash, la seconda moglie del colonnello, aveva 29 anni ed era il sesto figlio del leader libico, colui che aveva mantenuto il profilo più basso tra i figli da quando la crisi ha avuto inizio. Secondo i media americani, a differenza del fratello Saif al Islam, al Arab non era mai apparso in televisione e aveva rilasciato pochissime dichiarazioni pubbliche.
Saif al Arab nel 2006 si era iscritto alla Technical University di Monaco di Baviera, in Germania. Secondo quanto riferito da Al Jazira, il figlio di Gheddafi nel suo periodo universitario a Monaco aveva passato il tempo più che altro andando a feste e dedicandosi a business non specificati.
Secondo una denuncia alla polizia tedesca, nel 2006 Al Arab fu coinvolto in una rissa con un buttafuori in un nightclub di Monaco. Nel 2008 sempre a Monaco fu presentata una nuova denuncia per l'eccessivo rumore che faceva la sua Ferrari F430, che fu sequestrata. Al Arab Gheddafi fu sospettato, sempre nel 2008, di tentare di portare una pistola e delle munizioni da Monaco a Parigi servendosi di un'auto dotata di targa diplomatica. Il caso fu successivamente lasciato cadere dalle autorità tedesche per insufficienza di prove.
La risoluzione 1970 dell'Onu aveva imposto un divieto di viaggio a Seif Al Arab, ma non il sequestro dei suoi beni all'estero, come per altri figli dei rais. Dopo l'inizio della rivolta, il giovane Gheddafi era stato mandato dal padre all'est al comando di truppe per combattere gli insorti. Si era persino sparsa la voce che fosse passato dalla parte degli insorti, ma la notizia si era poi rivelata priva di fondamento.
La Russia avverte: uso sproporzionato della forza. La Russia ha denunciato l'uso «sproporzionato» della forza da parte della Nato in Libia e mette in dubbio che i raid aerei della coalizione non abbiano come obiettivo l'eliminazione di Muammar Gheddafi. Lo riferisce una nota del ministero degli Esteri russo. «L'uso sproporzionato della forza supera la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell'Onu che non prevede in alcun modo un cambio al potere in Libia, inoltre suscita conseguenze nefaste e la morte di innocenti», si legge nel comunicato. «Le dichiarazioni dei membri della coalizione secondo cui i raid contro la Libia non hanno come obiettivo l'eliminazione di Gheddafi e i membri della sua famiglia - aggiunge il comunicato - suscitano forti dubbi».
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