lunedì 2 maggio 2011

Il mistero di Melania, sulla siringa il Dna di un uomo e di una donna

Restano un mistero il trolley del marito e la borsa di lei.
Diverse persone interrogate

INVIATA AD ASCOLI PICENO
Sesso, bugie e morte. Sullo sfondo del giallo di Melania Rea - la casalinga di 29 anni uccisa con 32 coltellate il 18 aprile scorso - i punti oscuri sono legati alla difficoltà di dipanare la matassa di contraddizioni e menzogne.

Gli inquirenti lavorano a ritmo serrato per far luce su quanto è realmente accaduto il primo pomeriggio del 18 aprile tra Folignano (Comune alle porte di Ascoli Piceno dove viveva la giovane mamma), il Pianoro di Colle San Marco (dov’è andata insieme alla figlia di 18 mesi e il marito Salvatore Parolisi, in base al racconto dell’uomo, verso le 14.30) e la pineta di Ripe di Civitella (dov’è stato scoperto il cadavere il 20 aprile).

Un contributo importante all’inchiesta di procura e carabinieri arriva dagli esami del Ris. Sulla siringa e sul laccio emostatico trovati sopra e accanto al corpo di Melania non sono state individuate tracce di Dna né della donna, né del marito, caporalmaggiore dell’esercito. Un ulteriore esame ha però dimostrato che sui due reperti sono stati rilevati i profili biologici di un uomo e di una donna. Di chi si tratta? Appartengono a persone che possono essere coinvolte nell’omicidio? Oppure sono relative a uno o due tossicodipendenti che avevano usato la siringa e il laccio in tempi precedenti all’omicidio?

I due oggetti sono stati sicuramente utilizzati per confondere gli investigatori, che sin da subito avevano pensato a un maldestro depistaggio. Come fuorviante e ininfluente per la risoluzione del caso era parsa la svastica incisa con il coltello su una coscia della vittima. Tra stamattina e oggi pomeriggio, diverse persone sono state interrogate dai carabinieri agli ordini del comandante provinciale, colonnello Alessandro Patrizio. Tutto può essere utile a chiarire altri vuoti. Il marito di Melania ha raccontato la verità? Oggi si trova ancora a Somma Vesuviana, a casa dei genitori della moglie. «Io e Melania ci amavamo molto, non è vero che fossimo in crisi. Sono a disposizione dei magistrati» ripete.

Eppure alcune testimonianze rivelano il contrario e parlano di una coppia spesso segnata da burrascosi litigi. Melania e Salvatore, la mattina del 18 aprile - una giornata parzialmente nuvolosa e molto fredda - vanno a fare la spesa in un Ipermercato: la telecamera li inquadra alle 10.40 dietro al carrello pieno di prodotti. Lui è vestito con pantaloni lunghi, felpa con cappuccio e un giubbotto di pelle. Mentre a Colle San Marco indossa pantaloncini e una T-shirt a maniche corte. Lei, invece, rimane vestita allo stesso modo: pantaloni chiari e giubbotto scuro. Le manca solo una cosa: la grossa borsa chiara. «L’ha lasciata a casa» ha dichiarato il marito, eppure non è sicuro che sia così.

Dov’è dunque finita la borsa? Accanto al cadavere è stato trovato solo il suo telefonino. Avvolto nel dubbio è pure il trolley che il pomeriggio del 18 aprile era nell’auto della coppia. La sua presenza è stata confermata da Raffaele Paciolla, agente di polizia penitenziaria, l’amico che Salvatore chiamò disperato verso le 16.30 di quel maledetto pomeriggio per chiedergli aiuto nelle ricerche della moglie scomparsa. Eppure adesso il bagaglio non si trova? Quale verità si nasconde dentro il trolley? Tra gli altri misteri c’è sempre quello della donna vista sbucare dalla boscaglia, a un chilometro dal luogo della scomparsa di Melania, alle 15.40 del 18 aprile. Chi era? E da dove stava arrivando? E’ lei l’assassina? E’ complice dell’assassino? Il pool dei magistrati ascolani Umberto Monti, Ettore Picardi e Carmine Pirozzoli è impegnato a scoprirlo.

GRAZIA LONGO

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