FOGGIA - «La cattura di un latitante dello spessore criminale di Giuseppe Pacilli, inserito nell’elenco dei primi 30 ricercati italiani, è un momento significativo e importantissimo per la squadra mobile e la Questura dauna, ma è in momenti come questi - quando l’attenzione sul «caso Foggia» è altissima a livello nazionale - che bisogna porre il problema dell’insufficienza di mezzi in dotazione a noi poliziotti foggiani. Non si tratta di polemizzare, ma di chiedere di adeguare i mezzi e gli organici alla gravità della situazione criminale in Capitanata, peraltro riconosciuta - giustamente - a livello nazionale».
L’ispettore capo della sezione narcotici della squadra mobile Giuse ppe Vigilante parla nella sua veste di segretario provinciale del Sap (sindacato autonomo di polizia). Il punto di partenza dell’analisi del poliziotto-sindacalista «è il plauso e l’apprezzamento totale ai colleghi che tre giorni fa hanno arrestato sul Gargano Giuseppe Pacilli» (il mafioso montanaro di 38 anni, legato al clan Libergolis e ricercato da 2 anni e 3 mesi anche per scontare quasi 11 anni di reclusione).
«Il dirigente del Servizio centrale operativo ha definito la cattura del ricercato» aggiunge Vigilanza «un’operazione da manuale da portare come esempio nelle scuole di polizia. E noi poliziotti foggiani siamo d’accordo. Ma non vorremmo che cessata l’attenzione per la cattura di Pacilli, noi che quotidianamente lavoriamo a Foggia e nelle zone calde della provincia ci ritrovassimo con i problemi soliti. Quali? Pochi e inadeguati mezzi innanzitutto».
«La lotta alla criminalità, organizzata e comune che colpisce soprattutto i cittadini con rapine, furti, scippi, taglieggi» prosegue l’analisi del segretario del Sap «passa principalmente da un controllo del territorio che si fa, se qualcuno non l’avesse capito, con uomini e mezzi. Senza controllo del territorio, senza la giusta prevenzione, non si ottengono risultati. E invece devo segnalare e denunciare che tra poco, se non si correrà ai ripari con adeguati fondi, la squadra mobile foggiana ed altri reparti di Foggia e provincia avranno pochissime auto da mettere in strada».
E per dar peso alle parole, Vigilante cita i numeri. «Come squadra mobile dovremmo avere 16 auto, che già sono poche se si pensa che gli uffici investigativi sono composti da 55 agenti. Invece al momento abbiamo soltanto 9 auto funzionanti; due in riparazione in attesa dei fondi; due destinate a non poter più circolare perchè hanno percorso troppi chilometri; altre due che a breve ci... lasceranno per le stesse ragioni. Un altro esempio? Nei giorni scorsi, in seguito ai problemi registrati al centro accoglienza di Mezzanone per le tensioni tra profughi, alcune volanti sono state mandate nella borgata, e in città c’era una sola “volante”. Beh, non si può andare avanti così. E parlo anche dell’organico della Questura con 550 uomini fermo all’89». Il ragionamento di Vigilante non fa una grinza: «l’attenzione del Governo sul “caso Foggia” è altissima e di questo siamo consapevoli e grati, ma Foggia non può continuare ad essere considerata una “piccola” Questura. Cosa voglio dire? Per catturare Pacilli lla squadra mobile è stato aggregato personale proveniente da fuori Foggia, e chiaramente il senso delle mie parole non è contro questi colleghi. Ma se l’”importanza” delle Questura fosse rapportata alle vere esigenze criminali di città e provincia, saremmo molti di più. Il che tra l’altro consentirebbe di avere una sezione distaccata e permanente della squadra mobile per intervenire e indagare sulla mafia garganica».
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