venerdì 13 maggio 2011

Catanzaro. Il memoriale del boss che accusa tre magistrati

Il boss pentito di Reggio, Nino Lo Giudice accusa tre magistrati e un carabiniere: «Amicizia, regali e scarcerazioni». Tirato in ballo il numero due della Dna, Alberto Cisterna

Due pagine che pesano come un macigno; il memoriale, datato 28 aprile 2011, che racconta di scarcerazioni, regali e favori. Il memoriale del capocosca pentito Antonino Lo Giudice e agli atti da ieri mattina al Tribunale della libertà di Catanzaro. Lo Giudice lancia pesanti accuse nei confronti di Alberto Cisterna (definito nelle intercettazioni come “l’avvocato di Roma”), attuale numero due della Direzione nazionale antimafia, i magistrati Francesco Mollace (a cui il clan aveva affibbiato il nome criptico “zio Ciccio”) e Francesco Neri. Uomini dello Stato che hanno sempre respinto a più riprese e con decisione qualsiasi collusione con la criminalità e tutte le accuse del collaboratore di giustizia. Nel memoriale Lo Giudice sostiene che «questi signori procuratori e Luciano Lo Giudice e Antonino Spanò sono stati legati per anni, l'uno all’altro, per motivi illeciti e convenienze». Lo Giudice aveva già fatto i nomi di Mollace e Cisterna nelle deposizioni che hanno portato, il 15 aprile scorso, all’arresto dello stesso Lo Giudice, del fratello Luciano e di altre due persone per le bombe fatte esplodere lo scorso anno contro la Procura generale di Reggio Calabria e l’abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro e dell’intimidazione al procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone.


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CISTERNA: "TUTTO RUOTA ATTORNO ALL'ARRESTO DI CONDELLO"«Apprendo e non mi sorprende, che in circuiti mafiosi è circolata una voce, anche imprecisa, su un ruolo svolto dal mio ufficio e quindi da me al fine di pervenire alla cattura del famigerato Pasquale Condello. Sono convinto che a tali voci debbano ricondursi i fastidi finora subiti per questa vicenda». A sostenerlo è il procuratore aggiunto della Dna, Alberto Cisterna, in merito al memoriale del pentito Antonino Lo Giudice. Nella lettera, Lo Giudice afferma che in merito all’arresto del superlatitante Condello, «è stato interpellato personalmente il dottore Cisterna per volere mio e per motivi che sono riservati al procuratore».

«Si accontenti, per il momento, la pubblica opinione – ha aggiunto stamani Cisterna – di ciò che è stato disvelato sul punto sia pure in termini erronei. Doveri istituzionali che prescindono interamente dalla mia persona e dalla mia disponibilità mi hanno imposto e mi impongono l’assoluto silenzio sul punto per come imposto dalle norme di legge. Ho più volte detto che si tratta di una questione delicata che non può essere trattata in modo spregiudicato e avventuristico poichè coinvolge la vita di colleghi e di altre persone e vede in discussione interessi superiori della Repubblica». Secondo Cisterna tutto ciò che è stato detto «è frutto di una fantasia probabilmente indotta e malcostruita che è smentita da ciò che è già stato accertato. Non vorrei che ci siano in discussione questioni sulla chiara inaffidabilità di Antonino Lo Giudice su molti punti di questa vicenda, rilevata anche dal provvedimento giudiziario che lo riguarda, nella ricostruzione della vicenda di Catanzaro, stigmatizzata anche dal gip di Catanzaro. E credo di poter dire che abbia altre motivazioni che risalgano ad altri contesti».

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