mercoledì 11 agosto 2010

Il boss Falsone sarà estradato in Italia


Il boss Falsone sarà estradato in Italia

AGRIGENTO - La Corte di Cassazione francese ha rigettato il ricorso proposto dai legali di Giuseppe Falsone, l'ex numero uno di Cosa Nostra agrigentina, ordinando la sua immediata estradizione in Italia. Il boss, arrestato a giugno scorso, sostiene di chiamarsi Giuseppe Sanfillo Frittola, di essere catanese e di non avere nulla a che fare con la mafia.

Secondo i giudici, invece, nonostante le diverse sembianze, dovute per gli inquirenti a una plastica facciale, non vi sono dubbi che la persona finita in manette a Marsiglia a fine giugno sia Falsone e, visto che la procedura seguita dai magistrati francesi, sarebbe corretta, il boss verrà estradato. È probabile che il capomafia possa rientrare in Italia fra il 30 agosto e il primo settembre.

Gli avvocati di Falsone, il legale francese Caroline Bremond e Giovanni Castronovo, che lo difenderà in Italia, stanno valutando la possibilità di proporre ricorso alla Corte di giustizia europea di Strasburgo, ricorso che tuttavia non blocca la procedura di estradizione.

L'impugnazione sarebbe presentabile perché Falsone aveva chiesto un supplemento istruttorio che non gli è stato concesso e dunque, secondo la difesa, non avrebbe avuto la possibilità di dimostrare compiutamente che c'è stato un errore di persona.

DETENUTO IN FRANCIA. La Corte di Giustizia europea ha rigettato il ricorso dell'ex primula rossa Estradizione per Falsone


iL SUPERBOSS GIUSEPPE FALSONE


La Francia si prepara a consegnare alle autorità giudiziarie italiane, l'ex numero uno di Cosa Nostra agrigentina, Giuseppe Falsone, catturato e rinchiuso dal 25 giugno scorso nel carcere di massima sicurezza di Luynes, Aix-en Provenza. La Corte di Cassazione francese ha respinto il ricorso dei legali dell'ex primula rossa di Campobello di Licata, ordinandone l'immediata estradizione in Italia. Il boss ha sostenuto di essere catanese, e di non avere nulla a che fare con la mafia. «Il mio nome è Giuseppe Sanfilippo Fridola, ha detto ai giudici transalpini. Sono in Francia per lavorare. Io sono una persona onesta. Ho fatto male a nessuno, né qui né in Italia».
Un confronto tra le sue impronte digitali con quelle custodite nella banca dati, attuata dal Viminale su una lista delle persone più ricercate, aveva tolto ogni dubbio circa l'identità dell'uomo che si presenta come «rivenditore all'ingrosso».
Secondo i giudici, invece, nonostante le diverse sembianze, dovute per gli inquirenti a una plastica facciale, non vi sono dubbi che la persona finita in manette a Marsiglia a fine giugno sia Falsone e, visto che la procedura seguita dai magistrati francesi, sarebbe corretta, il boss verrà estradato. Il procuratore generale della Corte d'appello, già nella giornata di ieri, ha notificato a Falsone le due sentenze della Corte di Cassazione, che ha respinto i ricorsi. Tutti gli ostacoli legali sono ora rimossi per il ritorno del campobellese in Italia. Gli avvocati di Falsone, il legale francese Caroline Bremond e Giovanni Castronovo, che lo difenderà in Italia, stanno valutando la possibilità di proporre ricorso alla Corte di Giustizia Europea di Strasburgo, ricorso che tuttavia non blocca la procedura di estradizione. L'impugnazione sarebbe presentabile perché Falsone aveva chiesto un supplemento istruttorio che non gli è stato concesso e dunque, secondo la difesa, non avrebbe avuto la possibilità di dimostrare compiutamente che c'è stato un errore di persona. Già, forse oggi stesso Falsone potrebbe lasciare il carcere francese, per essere consegnato alla polizia italiana. Al capomafia verranno notificate tutte le ordinanze di carcerazione dalla polizia di frontiera di Ventimiglia, in provincia di Imperia. Una volta in Italia, verrà poi trasferito presso il carcere di Sanremo. Falsone è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Agrigento unitamente ai poliziotti francesi, sotto un condominio di Notre-Dame Boulevard, nel cuore di Marsiglia, dove si era trasferito da circa un anno. Nei giorni scorsi si è visto già notificare due sentenze italiane: una prima del 22 marzo 2003, che l'ha condannato alla prigione in perpetuo per omicidio e detenzione d'arma, una seconda del 18 novembre 2006 con la condanna a 12 anni e mezzo di prigione per partecipazione a organizzazione criminale di tipo mafioso e spostamento fraudolento di valori per fatti commessi tra il 1997 e il 2003.

Antonino Ravanà

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