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martedì 3 agosto 2010
Grasso, Messina Denaro non è il capo della mafia
Grasso, Messina Denaro non è il capo della mafia
È il pensiero del procuratore nazionale Antimafia che ha ricordato come Cosa Nostra sia un'organizzazione "che vede nella commissione provinciale di Palermo l'organismo direttivo"
CORTINA D'AMPEZZO. "Non considero Matteo Messina Denaro attuale capo di Cosa nostra": è il pensiero del procuratore Antimafia Pietro Grasso, il quale ha ricordato che Cosa Nostra è un'organizzazione mafiosa "che vede nella commissione provinciale di Palermo l'organismo direttivo".
Con l'arresto di Lo Piccolo, Provenzano e Riina, ha ricordato Grasso, "non esiste più un vertice. C'é stato un tentativo dei 'reggenti' di costituire una sorte di commissione formale di quella che c'é in carcere ma è stata neutralizzata. Il fatto che ci sia un elemento di spicco latitante - ho proseguito Grasso -, non significa attribuire a quest'ultimo un ruolo di capo dell'organizzazione. Tranne che lo abbiamo attribuito e noi non ne sappiamo nulla". "Messina Denaro è l'ultimo latitante di spicco rimasto ancora in libertà, ha partecipato e deliberato la strategia stragista del '92-'93, è la persona più importante di Cosa nostra. Detto questo mi fermo" ha concluso.
A proposito di Gaspare Spatuzza, Grasso ha detto che "è un falso giornalistico e mediatico il fatto che non sia stato creduto".
Il magistrato ha sottolineato che Spatuzza è credibile. "Dopo tanti anni, una persona che si sente macerata nella coscienza da un serie di verità di cui è portatore, ha voluto parlare. Sono stato il primo ad ascoltarlo - ha ricordato Grasso - mi ha detto 'Non posso più sopportare che ci siano tanti innocenti condannati e colpevoli che sono rimasti a piede libero, nemmeno sfiorati dalle indagini’".
Grasso ha ricordato che Spatuzza è sempre "stato fermato dalla famiglia, per preservarla da possibili ritorsioni, perché continuavano a vivere a Brancaccio. Finalmente ha trovato il coraggio di dire 'Anche se la famiglia non mi segue non mi interessa niente. Abbandono mia moglie e mio figlio e voglio dire la verità’". Il procuratore antimafia ha spiegato che Spatuzza ha fornito elementi di riscontro "talmente concreti da non poter dubitare che non siano attendibili".
Grasso ha ricordato che Spatuzza gli aveva riferito che quando rubò l'auto che poi usò per la strage di via D'Amelio aveva un problema ai freni, e per questo la portò dal meccanico. "Riscontrammo, nella perizia sull'auto – ha raccontato Grasso - che i ferodi erano nuovi. Solo lui lo sapeva e per questo è credibile. Inoltre Spatuzza ha riferito una frase che gli aveva riferito Giuseppe Graviano: l'unico che può smentire è solo quello che gliela ha detta".
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