sabato 14 agosto 2010

Confiscati beni per ottocento milioni al "capo" della sanità privata siciliana



Confiscati beni per ottocento milioni
al "capo" della sanità privata siciliana


L'ex manager legato a Provenzano

PALERMO

I carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno notificato all’ex manager della sanità privata Michele Aiello un provvedimento di confisca dei beni del valore di 800 milioni di euro. L’imprenditore sconta una condanna a 15 anni e sei mesi per associazione mafiosa, corruzione continuata e truffa aggravata. La misura patrimoniale, già resa nota la scorsa settimana e oggi comunicata ad Aiello, è stata disposta dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo. Aiello, coinvolto nella stessa inchiesta che ha portato alla condanna per favoreggiamento aggravato dell’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro, è ritenuto strettamente legato al boss Bernardo Provenzano.

Secondo gli inquirenti, avrebbe potuto contare in tutto l’arco della sua attività imprenditoriale, nata nel settore edile e poi ampliatasi in quello della sanità, su una sostanziale situazione di monopolio assicurata dall’appoggio dei vertici di Cosa nostra, che avrebbe anche investito ingenti somme di denaro nelle sue aziende. Il provvedimento, nato dagli accertamenti patrimoniali del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo, riguarda il polo oncologico di eccellenza «Villa Santa Teresa», a Bagheria (Pa); otto imprese edili: la Costruzioni s.r.l., la Edilcontrol s.r.l., la A.t.i. (Alte Tecnologie Ingegneristiche) group s.r.l., la S.el.da s.r.l., l’E.m.a.r s.r.l., la Edil costruzioni s.r.l., la Tuttedil s.r.l. e la Edil maf s.n.c. di Aiello Francesca & c.. Confiscate inoltre sei imprese del settore sanitario - la Radiosystems protection s.r.l.; la Villa Santa Teresa - diagnostica per immagini e radioterapia s.r.l.; l’Italsystems s.r.l.; il Centro di medicina nucleare S. Gaetano s.r.l.; l’A.t.m. (alte tecnologie medicali) s.r.l e Villa Santa Teresa group s.p.a.-; la società che gestisce la squadra di calcio di Bagheria (Pa); la «Servizi & Sistemi s.r.l.», operante nel settore informatico; due stabilimenti industriali di circa 6.000 metri quadrati; un impianto di calcestruzzi; quattro edifici adibiti ad uffici; 14 appartamenti a Bagheria e tre ville ad Aspra, Santa Flavia e Ficarazzi (Pa).

E ancora il provvedimento riguarda 22 magazzini; 22 terreni edificabili, 24 auto; 22 veicoli industriali; 2 imbarcazioni da diporto; 145 rapporti bancari per 250 milioni di euro in contanti e due polizze vita. I giudici hanno anche disposto, a carico del manager, l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per due anni e sei mesi. I beni, sino ad oggi in amministrazione giudiziaria, sono stati messi a disposizione dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che ne stabilirà la destinazione. Sono circa 400 i lavoratori che operano nelle imprese sanitarie, edili e amministrative di Aiello.






Il «re Mida» della Sanità spogliato del suo tesoro

Il ruolo di Provenzano e Cuffaro
nelle «fortune» dell'ingegnere


Palermo. Dalle stelle alle stalle. Questa la parabola esistenziale e giudiziaria dell'ingegnere bagherese Michele Aiello, fino al novembre del 2003, quando fu arrestato, uno degli imprenditori più ricchi di tutta Italia. Con interessi che andavano dall'edilizia privata e civile alla sanità d'avanguardia. Un «re Mida» che trasformava in oro tutto ciò che toccava. Almeno fin quando non è finito nel mirino degli inquirenti come prestanome di Bernardo Provenzano.
«Con le indagini - sostiene il pm Calogero Ferrara - abbiamo dimostrato che le fortune economiche di Aiello erano di origine illecita e che fin dalla creazione del suo impero economico ha avuto il sostegno e la protezione di Provenzano e di tutta Cosa nostra corleonese». E questo perché, secondo gli inquirenti, avrebbe assecondato la strategia di «Binnu u tratturi» di investire e riciclare il proprio denaro attraverso la sanità privata, «sfruttando - continua il pm Ferrara - anche i rapporti che aveva con pezzi della pubblica amministrazione e con l'ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro». Con il risultato che - continua il magistrato - «i rimborsi da parte della Regione alle strutture sanitarie di Aiello non solo si sono dimezzati, ma costano fino a dieci volte meno. Prima del sequestro, la Regione faceva rimborsi d'oro alle cliniche di Aiello. Con l'amministrazione giudiziaria i rimborsi per le cure oncologiche, le chemioterapie, le radioterapie e le altre cure si sono più che dimezzati».
Per anni, il «re Mida» di Bagheria era riuscito a restare fuori dalle indagini antimafia. Anche se il pentito Salvatore Barbagallo nel 2000 aveva riferito delle sue incoffessabili relazioni con Provenzano. La bomba esplose nel novembre del 2003, quando la procura di Palermo e i carabinieri scoprirono che aveva organizzato negli uffici giudiziari una vera e propria rete di spionaggio per essere informato qualora fosse stato indagato. Emerse così che sottufficiali della Finanza e del Ros, assistenti giudiziari ed esponenti delle forze dell'ordine erano agli ordini di Aiello. Il quale ricambiava il «favore» assumendo nelle proprie cliniche congiunti e parenti delle «talpe» che controllavano per suo conto il registro degli indagati e gli archivi della Procura.
Fu l'inizio della fine. Perché altri collaboratori - tra cui Nino Giuffrè, ex capomandamento di Caccamo e braccio destro di Provenzano - parlarono dei suoi rapporti con il superboss corleonese allora latitante. Ma l'inchiesta finì per allargarsi a macchia d'olio, coinvolgendo l'ex Governatore. Nel retrobottega di un negozio di abbigliamento di Bagheria - emerse nel corso delle indagini - l'ingegnere e Cuffaro stabilivano l'ammontare dei rimborsi delle prestazioni sanitarie specialistiche offerte, in convenzione con la Regione, dalla strutture sanitarie dello stesso Aiello.
Condannato, con aggravio di pena, anche in appello, l'ex «re Mida» è malato e da una settimana è ricoverato, per accertamenti clinici, al centro terapeutico e diagnostico nell'ospedale del carcere di Opera in cui è detenuto dallo scorso febbraio, quando fu arrestato subito dopo la sentenza d'appello. Contro questo arresto i difensori - gli avvocati Sergio Monaco e Loredana Greco - hanno presentato ricorso al Tribunale della Libertà di Palermo che deciderà il prossimo 19 agosto. Nel frattempo, riferiscono i due penalisti, Aiello sarebbe dimagrito di 15 chili, «uno stato di salute - aggiungono - che non gli consente la detenzione in carcere».
G. P.

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