martedì 26 marzo 2013

Grasso replica a Travaglio: «Non consento si faccia a pezzi mia storia»


Il presidente del Senato si difende dalle accuse a Piazza Pulita: l'accusa più grave gli inciuci con il potere. Travaglio: dirò tutto giovedì

ROMA - «L'operazione di qualcuno che estrapola pezzi della tua storia facendola a pezzi e rendendola opaca non può essere consentita». Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso a Piazza Pulita su La7 a proposito delle accuse mosse contro di lui da Marco Travaglio. «L'accusa che mi brucia di più è che io abbia fatto inciuci con il potere per avere delle leggi a mio favore». «Chi è che non fa errori? - aggiunge Grasso - certo, ne ho fatti anche io, come quello di non aver preso posizione prima su cose di cui ora mi accusano. Ma non è che si possano imputare tutti gli errori al procuratore. Io mi prendo le mie responsabilità ma non è possibile». «È difficile che io mi imbestialisca - prosegue - ma l'accusa peggiore è quella di poter essere colluso con il potere. Io inciuci con il potere? È stata terribile l'accusa di aver ottenuto delle leggi a mio favore - sottolinea Grasso - Questa è l'accusa che mi brucia di più».

«Effettivamente parecchie persone mi hanno chiesto perché ho telefonato in trasmissione, perchè ho chiesto un confronto tv, ma chi ha la coscienza pulita non ha nulla da temere... e poi in Senato ho parlato di casa trasparente e invece la mia nuova carica veniva sporcata, opacizzata da queste parole così difficili da contrastare per la loro genericità»: così Grasso ha spiegato la sua reazione agli attacchi del giornalista del Fatto quotidiano. «Lei era incavolato come una belva», ha detto Corrado Formigli a Pietro Grasso, sempre sull'attacco di Travaglio. «Ho trovato mia moglie a casa in stato di agitazione, non poteva quasi parlare - ha risposto Grasso - come era accaduto un'altra volta quando durante il maxiprocesso citofonarono dicendo che si sa quando un figlio esce di casa ma non quando ritorna... ho rivisto quella sensazione di pericolo quindi ho riascoltato la registrazione e ho sentito che era l'inizio di qualcosa che sarebbe cambiato, la strumentalizzazione di 43 anni della mia carriera: un attacco al presidente del Senato».

Processo Andreotti. «Io ero stato testimone in quel processo. Ero stato sentito in istruttoria proprio da Scarpinato ed essendo diventato testimone la mia firma sull'appello avrebbe impedito la chiamata come testimone nel successivo grado di giudizio». Così il presidente del Senato spiega perché non firmò l'appello per il processo Andreotti, una delle accuse che gli ha mosso Travaglio. «È solo per questo che ho deciso di non firmare - insiste Grasso - e comunque andai con i colleghi di Palermo e misi la mia faccia su questa sentenza».

«No ai processi che diventano delle gogne pubbliche». Lavorare in questo modo è tra l'altro «incostituzionale». Lo dice il presidente del Senato ed ex capo dell'Antimafia Pietro Grasso a Piazza Pulita su La7. «Ci sono stati molti processi spettacolari che hanno portato ad assoluzioni. Ma non faccio nomi, non sarebbe elegante...». «Ho avuto dei buoni maestri come Caponnetto - spiega Grasso - che in un suo libro rispondeva alle accuse di non aver proceduto contro l'ex sindaco di Palermo dicendo che questo tipo di processi sarebbe stato sbagliato perchè seppur spettacolari sono quelli che portano alle controriforme contro i magistrati, con ritorsioni che danneggiano il funzionamento della giustizia». «Pensare ad inchieste come una gogna pubblica, efficace perché distrugge un carriera politica, è una deviazione della funzione delle indagini - prosegue Grasso - è anticostituzionale perché la Costituzione dà il potere al magistrato di indagare in funzione del processo». «Questi sono i miei maestri - sottolinea - e ho seguito il loro esempio». Quali sono i processi che sono stati come una gogna pubblica? «Ci sono stati dei processi che hanno certamente portato all'arresto di imputati che poi sono finiti con assoluzioni. Ma non mi va di fare dei nomi che tra l'altro tutti sanno e conoscono. Non sarebbe elegante», conclude.

La ricostruzione. «A tagliarli fuori è stato il Csm quando ha stabilito che i magistrati in antimafia, aggiunti, dopo 8 anni avrebbero dovuto lasciare l'incarico. Io andai a perorare la loro causa chiedendo la proroga almeno fino a 10 anni. Ma il Csm fece una delibera inderogabile e non ci fu niente da fare». Lo ha detto Grasso a proposito di un'altra accusa che gli ha mosso Marco Travaglio, sul rapporto tra lui, quando era capo della Procura, e i procuratori aggiunti. «La sostituzione di Scarpinato, Lo Forte e Pignatone è avvenuta per una passaggio necessario - aggiunge Grasso - ma loro continuavano a partecipare a tutte le riunioni dell'Antimafia». «Era necessario per me continuare ad avere la loro esperienza», osserva il presidente del Senato ex capo dell'Antimafia.

«Questa era un'occasione unica, non come quella di due Papi che pregano insieme, ma insomma... Ho fatto il colpo di testa di chiedere un confronto tv ma nella mia carica istituzionale non è che si possa andare tutti i giorni ad inseguire i talk show». Lo dice Pietro Grasso a proposito delle accuse di Travaglio. «Io ho bisogno di poter avere la fiducia di cittadini e senatori per questo ho voluto spiegare. Non ho segreti. So già che giovedì mi crocifiggeranno faranno del killeraggio in video».

La controreplica. «Sto seguendo Piero Grasso in tv ma sulla vicenda dirò tutto giovedì sera. Il presidente Grasso resta ovviamente invitato, se vuole un confronto alla pari, a Servizio Pubblico». Lo ha detto il vicedirettore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, rispondendo così all'Ansa alla domanda se stava seguendo la diretta su La7 di Piazza Pulita dove è ospite la seconda carica dello Stato, e se voleva intervenire. «Ho smesso di guardare Piazza Pulita. Fa dormire». Lo precisa poco dopo lo stesso Travaglio. «Alla parola mangialasagne ho rischiato il soffocamento e ho girato canale, sono passato a Homeland», ha concluso ironico il giornalista.

Nessun commento:

Posta un commento