lunedì 25 marzo 2013

Gioielliere ucciso, c'è un sospettato: il suo alibi non convince gli inquirenti


Il delitto nel cuore di Brera: le indagini si concentrano su chi conosceva molto bene la vittima e aveva rapporti frequenti. L'omicida si è impossessato dei nastri del sistema di videosorveglianza prima di dileguarsi

di MASSIMO PISA

Una concreta accelerazione. Con indicazioni che diventano via via più nitide e precise. Elementi che fanno circolare sensazioni positive intorno all’indagine con cui da quattro giorni si cerca di individuare il colpevole dell’omicidio di Giovanni Veronesi, il gioielliere di 74 anni ucciso giovedì scorso all’interno del suo negozio di via dell’Orso, nel cuore di Brera. La pista che il nucleo investigativo dei carabinieri — coordinato dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal pm Giancarla Serafini — ha imboccato esclude ormai sempre più con certezza il tentativo di rapina finita in tragedia. Le indagini, invece, si concentrano sempre più chiaramente su chi la vittima la conosceva molto bene e aveva rapporti frequenti.

Gli interrogatori di testimoni e amici di Veronesi sono proseguiti anche sabato fino a notte fonda e gli investigatori sono convinti di essere riusciti a circoscrivere, con un’alta percentuale di certezza, l’ambito nel quale si è consumato il delitto. C’è qualcosa di più concreto: l’alibi di una persona, assieme all’incrocio del traffico di un’utenza telefonica, sarebbe stato smentito categoricamente rispetto alla ricostruzione dichiarata a verbale. A dare un’importante conferma alla direzione delle indagini sono stati anche i risultati dell’esame autoptico sul cadavere del gioielliere. All’Istituto di medicina legale è stato stabilito che Veronesi è stato colpito con cinque colpi alla testa da un corpo contundente, non ancora rinvenuto, ma con molta probabilità trovato sul bancone di lavoro. Una dinamica che fa propendere per un gesto improvviso, con molta probabilità d’impeto. Come se nel negozio fosse scoppiata un’accesa discussione poi degenerata.

Ma altri tasselli escludono con alta probabilità la rapina: i preziosi mancanti dalle vetrine del negozio di via Dell’Orso sono pochi, e non certo quelli di maggior valore. Come se l’assassino avesse tentato di imbastire una rapida e sommaria messa in scena prima di scappare. L’omicida, sembra essere questa la convinzione delle indagini, si sarebbe fatto prima aprire e poi, dopo la mortale aggressione, dimostrando di essere perfettamente a conoscenza dei dispositivi di sicurezza del negozio, si è impossessato dei nastri del sistema di videosorveglianza prima di dileguarsi. In via dell’Orso non poteva entrare chiunque, ma solo persone ritenute affidabili o, ancor meglio, ben conosciute da Giovanni Veronesi: una certezza che porta ad attendersi una svolta decisiva, e in tempi brevi, nelle indagini.

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