sabato 12 novembre 2011

Processo “Meta”, il colonnello Giardina: "una cena a Taormina con vip e clan"

La testimonianza del colonnello del Ros Valerio Giardina. Filmati e intercettazioni dei carabinieri svelano retroscena dei colloqui dei fedelissimi di Condello
 
Una lunga lista di personaggi di rilievo, della politica, della magistratura, del mondo dello spettacolo alla festa organizzata dall’imprenditore Ugo Marino, che il 13 maggio 2007 ha inaugurato il negozio “Paciotti” a Taormina, celebre meta turistica in provincia di Messina. Dall’attuale sottosegretario regionale Alberto Sarra, al sindaco di Locri e al vicesindaco di Messina, passando per l’avvocato Enzo Caccavari, candidato non eletto alle elezioni comunali di Reggio Calabria del 2007.


E poi, ancora, membri delle forze dell’ordine e della magistratura: quella festa, infatti, gettò nell’occhio del ciclone l’allora pm di Reggio Calabria, Santi Cutroneo, che vi avrebbe partecipato. Cutroneo verrà poi trasferito ad altra sede. E, infine, vip del calibro della showgirl e attrice Sabrina Ferilli. Insomma, all’esclusivo ristorante “Baronessa” di Taormina c’era un vero e proprio “parterre de roi”, rimpolpato, però, da soggetti di un certo rilievo criminale: partecipa anche «tutta la ‘ndrangheta dei Condello» come dice proprio Marino in una conversazione intercettata. Quella cena venne monitorata dalle telecamere del Ros: ed è stato proprio il comandante di quel periodo, il colonnello Valerio Giardina (in foto), che curò le indagini sulla cattura di Pasquale Condello, il “Supremo”, a riferirne nel processo “Meta”.

Alla cena di Taormina partecipano membri delle forze dell’ordine, della magistratura, ma anche politici, come Alberto Sarra, che, secondo quanto riferito da Giardina, avrebbe detto a Marino di «passare al Comune per firmare un documento». L’avvocato Enzo Caccavari, invece, candidato nelle file di Forza Italia alle elezioni del 2007, avrebbe chiesto, tramite l’ex deputato Amedeo Matacena, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, l’appoggio elettorale a Marino, il quale risponderà di «aver preso altri impegni con Archi» e di poter fornire solo pochi voti di carattere familiare. Lo stesso Marino, in una conversazione intercettata, si lamenterà di aver fornito a Matacena 1200 voti e di non aver ricevuto, in cambio, l’assunzione del nipote, disoccupato. Nelle tasche del principale favoreggiatore di Condello, il genero Giovanni Barillà, venne trovato un “santino”, un bigliettino elettorale, di un altro candidato, Michele Polimeni. Marino, titolare del negozio “After Fashion”, parla, in alcune conversazioni intercettate, di un incontro con l’allora sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, proprio per discutere della facciata del negozio, oggetto peraltro di una diatriba con il Comune, sfociata anche in un ricorso al Tar, a causa della mancata autorizzazione per l’inizio dei lavori. Un soggetto vicinissimo ad ambienti criminali (è indicato da almeno tre collaboratori, Iannò, Riggio e Gullì come personaggio organico alla famiglia Condello, che avrebbe avuto, però, anche un ruolo operativo): sarebbe stato lui, infatti, insieme a Domenico Condello, detto “Gingomma”, l’uomo incaricato di riscuotere le estorsioni degli esercizi commerciali del Corso Garibaldi. Giardina descrive le conversazioni in cui l’imprenditore esalta Condello, nei giorni successivi al suo arresto, avvenuto il 18 febbraio 2008: «Siamo a mare e saremo colpiti anche noi» dice Marino al proprio interlocutore. Nel corso della prossima udienza, il 25 novembre, Giardina riferirà dell’estorsione alla ditta Frascati, proprio con riferimento al negozio di Marino: un episodio chiave che testimonierebbe non solo l’organicità dell’imprenditore al clan Condello, ma anche l’assetto criminale dopo la pax del 1991.

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