venerdì 11 novembre 2011

Racket a Palermo, 12 condanne

Il gup ha inflitto in tutto 130 anni di carcere per mafia, estorsioni e intestazione fittizia dei beni. La pena più pesante per Giuseppe Biondino, tre gli assolti



PALERMO. Oltre 130 anni di carcere sono stati inflitti dal gup Giovanni Francolini a dodici persone accusate, a vario titolo, di mafia, estorsioni e intestazione fittizia dei beni. Accogliendo la richiesta dei pm Marcello Viola, Lia Sava e Francesco Del Bene, il giudice ha condannato a 14 anni e 8 mesi GIUSEPPE BIONDINO. Dodici anni sono stati inflitti a ANTONINO DI GIOVANNI, già condannato per mafia e presunto esponente della famiglia dell'Acquasanta, FRANCESCO LO CICERO, DOMENICO GIORDANO e SANTO DI FIORE. GIUSEPPE BILLECI ha avuto 10 anni e 10 mesi, GIOACCHINO MORISCA 10 anni e 8 mesi così come FILIPPO FIORELLINO.


Nove anni e nove mesi per ANTONIO PELLIGRA, 8 anni per MARIO NAPOLI, 4 anni e 5 mesi per GIOVANNI FRATELLA, 2 anni e 8 mesi per GERMANA VITALE.


Assolti SALVATORE GIORDANO, GIOACCHINO INTRAVAGLIA, l'ex finanziere SALVATORE CATALDO accusato di aver procurato il giubbotto antiproiettile che l'avvocato Marcello Trapani ha poi consegnato a Calogero Lo Piccolo, figlio del boss Salvatore. Il legale venne arrestato con l'accusa di estorsione e associazione mafiosa e condannato in un altro processo.

Alcuni degli imputati sono stati arrestati nell'operazione antimafia di polizia, carabinieri e Dia chiamata "Nuove alleanze". A fare i loro nomi è stato un pentito, Salvatore Giordano, ex pescivendolo dello Zen e uomo d'onore. Il collaboratore ha fornito agli inquirenti una valanga di informazioni che hanno consentito di ridisegnare la mappa di tre importanti mandamenti cittadini: San Lorenzo, Tommaso Natale e Acquasanta.

Giordano ha indicato, per esempio, Antonino Di Giovanni, ex dipendente del lussuoso albergo Villa Igiea, già condannato per mafia, nuovo capo della famiglia dell'Acquasanta e il suo braccio destro Francesco Lo Cicero. E' stato Giordano a raccontare agli investigatori della base scelta dai due per le riunioni di mafia: una ditta di servizi nautici all'Acquasanta. Di Giovanni si occupava degli affari: dal racket del pizzo, alle tangenti - pure sui funerali (la mafia chiedeva il pizzo alle pompe funebri)- e alle slot machines, vecchio business di Cosa nostra. Per la gestione di alcune attività - come due centri scommesse sequestrati - il clan ricorreva a prestanome come Giovanni Fradella e la moglie Germana Vitale.

Se Di Giovanni era dominus assoluto dell'Acquasanta, un tempo feudo di Tanino Fidanzati e dei Galatolo, a San Lorenzo, regno dei Lo Piccolo, comandava, secondo il pentito, Giuseppe Biondino, nipote di Salvatore, uomo di fiducia del capomafia di Corleone Totò Riina.

In un'altra operazione, grazie alle rivelazioni di un altro pentito, Manuel Pasta, furono arrestati Domenico Giordano, presunto capo del mandamento Partanna-Mondello e Santo Di Fiore.

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