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giovedì 24 giugno 2010
Pozzuoli, maxiblitz dei carabinieri in corso contro i Longobardi-Beneduce: 84 arresti
Pozzuoli, maxiblitz dei carabinieri in corso
contro i Longobardi-Beneduce: 84 arresti
Con l'operazione «Penelope» azzerata l'organizzazione dei clan Beneduce e Longobardi. I Pm: essenziali le intercettazioni
Pozzuoli: maxiblitz contro i clan flegrei 84 arresti, affari anche nel mercato ittico
POZZUOLI (24 giugno) - Ottantaquattro arresti eseguiti nell'area flegrea, tra Pozzuoli, Quarto e Monterusciello. È il bilancio dell'operazione «Penelope» portata a termine stamattina dai carabinieri del comando provinciale di Napoli e della compagnia di Pozzuoli contro affiliati al clan Beneduce-Longobardi.
Associazione mafiosa, estorsioni, detenzione di armi, tentato omicidi sono i reati contestati a vario titolo ai destinatari dei provvedimenti emessi su richiesta dei pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro, Gloria Sanseverino e Raffaella Capasso. L'operazione rappresenta il completamento di una indagine che nel 2003 portò all'arresto di 40 esponenti della cosca per estorsioni al mercato ittico di Pozzuoli.
Sono coinvolti esponenti delle due «famiglie» che presero il sopravvento nell'area flegrea nel 1997 a conclusione di un sanguinoso scontro con i rivali del clan Sebastiano-Bellofiore. Alla pax mafiosa fece seguito un contrasto tra i Longobardi e i Beneduce (con i primi alleati al gruppo dei «quartesi») per il controllo di una serie di attività illecite come le estorsioni, il traffico di stupefacenti e la gestione dei videopoker negli esercizi commerciali della zona, con l'intrusione del clan cittadino dei Sarno (poi sgominato da arresti e pentimenti dei boss).
I dissidi tra i Beneduce e i Longobardi si sono poi ricomposti nel tempo e le due famiglie hanno continuato a gestire le attività illegali. Con gli arresti di oggi, come hanno spiegato gli investigatori, l'organizzazione è stata praticamente «azzerata». Tra gli arrestati figura anche Giuseppe Del Giudice, noto assicuratore della zona con rapporti di frequentazione con numerose persone «insospettabili» e con legami con il boss Gaetano Beneduce.
Destinatari dei provvedimenti restrittivi lo stesso Gaetano Beneduce (per la prima volta in un atto giudiziario accusato come capo e promotore dell'associazione), nonchè affiliati impegnati in imprese commerciali (i titolari di un ristorante, di una gioielleria e di un ormeggio) e in aziende che operano nel settore dell'edilizia. Nell'ambito dell'inchiesta è stata sequestrata la Groess Gel che opera nel settore del commercio all'ingrosso di prodotti ittici e che sarebbe direttamente riferibile a Gaetano Beneduce.
L'indagine si fonda in particolare su intercettazioni telefoniche, uno strumento di indagine che gli inquirenti giudicano essenziale per scoprire le attività delle cosche. Lo ha sottolineato il procuratore della Repubblica Giovandomenico Lepore. «La criminalità organizzata non si combatte con i testimoni, che non ci sono, nè con documenti perchè i clan non fanno “atti costitutivi”», ha detto Lepore. «Se il ministro della Giustizia e il ministro dell'Interno possono vantarsi di grandi operazioni contro la criminalità organizzata - ha aggiunto - è perchè ci sono intercettazioni telefoniche, senza intercettazioni non ce la faremmo mai». Il procuratore di Napoli ha sostenuto che con la riforma le inchieste contro i clan subirebbero danni in quanto sussisterebbero comunque «lacci e lacciuoli che impediscono di fare quello che dobbiamo fare».
Nel corso di indagini sul clan camorristico dei “Longobardi-Beneduce” operante nell’area di Pozzuoli coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia partenopea i militari dell’Arma hanno scoperto il controllo del clan “Longobardi-Beneduce” sulle attività imprenditoriali e commerciali, un vasto giro di estorsioni ed il controllo delle “piazze di spaccio” della zona nonché documentato una scissione del sodalizio criminale e l’alleanza delle due fazioni risultanti con gruppi criminali di Napoli.
Secondo gli inquirenti, guidati dal capitano Lorenzo D'Aloia, il capo dell'organizzazione è il boss Gaetano Beneduce, in carcere e raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare. In cella anche i due figli, Massimo e Rosario, arrestati questa mattina. In manette sono finiti anche un ristoratore, un assicuratore e altri imprenditori legati a vario titolo al clan. Sequestrata anche una società di grossisti che lavorava all'interno del mercato ittico di Pozzuoli, il più grande della zona.
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