giovedì 10 giugno 2010

Le mani di Cosa Nostra sui grandi appalti:



Le mani di Cosa Nostra sui grandi appalti:
19 persone finiscono in manette a Palermo


L'inchiesta ha fatto luce sul sistema di gestione dei grandi appalti e sulle connessioni tra mafia e imprenditoria edilizia

In cella boss e imprenditori

Maxi blitz della Mobile di Palermo nell'ambito delle indagini sul sistema di gestione dei Grandi appalti di opere pubbliche e private e sulle connessioni tra mafia e imprenditoria edilizia. In manette sono finite diciannove persone. Le accuse a loro carico sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, riciclaggio e interposizione fittizia di beni. Sequestrate aziende e beni immobili per diverse centinaia di milioni di euro.



Il provvedimento, firmato dal gip Maria Pino, è il frutto di indagini che si sono avvalse di intercettazioni ambientali e servizi sul territorio nei confronti dei massimi esponenti di Cosa nostra palermitana, a partire dagli anni 2005 e 2006 sino ad oggi.

Nel dettaglio il lavoro degli inquirenti ha permesso di svelare i sofisticati sistemi mediante i quali l'organizzazione mafiosa ha mantenuto nel tempo un pervasivo controllo di tutto il ciclo produttivo del mercato edilizio: dalla fase di acquisto dei terreni, alla gestione delle cave di inerti, all'imposizione delle imprese addette a tutti i comparti produttivi dell'edilizia, sino alla fase di smaltimento dei materiali di risulta nelle discariche, con interessi che si proiettavano anche sui lavori concernenti l'esecuzione dei lavori per la realizzazione di un termovalorizzatore a Bellolampo.

I vertici di cosa nostra coinvolti, tra cui spiccano i capi mandamento Antonino Rotolo, Antonino Cinè e Salvatore Lo Piccolo, arrivavano a imporre a taluni accreditati studi professionali di consegnare l'elenco dei lavori più importanti in corso di progettazione, in modo da effettuare una cernita preliminare di quelli da riservare all'organizzazione.

La penetrazione mafiosa all'interno del mercato edilizio e nel settore degli appalti pubblici e privati, veniva realizzato mediante imprenditori, alcuni dei quali controllavano consorzi operanti in campo nazionale e numerose società di primo piano palermitane. A loro, in qualità di soci dei capi di Cosa nostra, era affidato il compito di riciclatori o di bracci operativi fiduciari.

Nel corso dell'operazione è stato disposto il sequestro preventivo di aziende, imprese, immobili e patrimoni di numerosi imprenditori risultati coinvolti nel reinvestimento illecito dei patrimoni mafiosi, per un valore di centinaia di milioni di euro.

Finiti in cella boss e imprenditori.
Svelati i meccanismi di controllo
dell'edilizia da parte della mafia.
Sequestrati centinaia di milioni

Queste le persone arrestate dalla polizia nell'ambito del blitz antimafia: Francesco Bonura, Carmelo Cancemi, Vincenzo Marcianò, Antonino Rotolo e Giuseppe Troia (a loro, tutti detenuti, la misura è stata notificata in carcere). In carcere sono finiti anche Giuseppina e Vincenzo Bonura, Filippo Chiazzase, Francesco Gottuso, Francesco Lena (titolare di una nota azienda enologica, la Santa Anastasia, che produce vini di qualità ed è citata nelle più importanti guide enologiche), Antonino Maranzano, Vincenzo Rizzacasa, Francesco Paolo, Francesco, Marcello e Salvatore Sbeglia, Fausto Seidita e Pietro Vaccaro. Una diciannovesima persona è latitante e ricercata dalla polizia.

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