giovedì 24 giugno 2010

Antimafia, direttiva ai prefetti contro le infiltrazioni negli appalti sul calcestruzzo


Antimafia, direttiva ai prefetti contro le infiltrazioni negli appalti sul calcestruzzo

È firmata dal ministro Maroni, riguarda le attività legate agli impianti di estrazione. Il documento prevede la creazione di white lists e valorizza i protocolli con le associazioni di imprese


Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha firmato una direttiva sui controlli antimafia indirizzata ai prefetti. Lo ha comunicato lui stesso questa mattina a Palazzo Chigi al Consiglio dei ministri, illustrandone in conferenza stampa contenuti e obiettivi.

Il documento riguarda i controlli sulle attività imprenditoriali soggette ad appalto pubblico legate alle cave, ossia gli impianti di estrazione: gestione del ciclo del calcestruzzo e degli inerti, trasporto terra, smaltimento in discarica dei residui di lavorazione e dei rifiuti, servizi di guardiania, cottimi, noli a caldo e a freddo.
Si tratta di attività, ha spiegato il ministro, «a valle della fase di aggiudicazione» ma particolarmente esposte al rischio di infiltrazione da parte delle cosche locali che, soprattutto in determinate zone, esercitano di fatto una specie di monopolio, in ciò condizionando tutti gli aspetti dell'approvvigionamento dei materiali.

La direttiva emanata da Maroni - proposta nel corso dell'ultima sua audizione in Commissione parlamentare Antimafia - si muove sul terreno della prevenzione e proprio per questo consentirà«un'azione precisa e forte per la formazione delle cosiddette white list», già impiegate per gli appalti legati alla ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo e all'Expo 2015 a Milano.

Fondamentale per l'individuazione di queste imprese affidabili è, secondo Maroni, la collaborazione, già avviata, tra ministero dell'Interno, prefetture e associazioni di imprese attraverso il sistema pattizio dei protocolli, che la direttiva punta a valorizzare.

L'impianto della direttiva si aggiunge al complesso di strumenti messi in campo dal Piano straordinario contro le mafie approvato dalla Camera dei Deputati nel maggio scorso. E consente, ha sottolineato Maroni al termine della conferenza stampa, di «guardare con ottimismo alla lotta alla criminalità organizzata soprattutto attraverso l'aggressione ai patrimoni mafiosi, la frontiera che intendiamo presidiare».

Questi i risultati della strategia al 31 maggio: beni sequestrati per un totale di circa 12 miliardi; 2 miliardi in titoli già confluiti nel Fondo unico giustizia, a disposizione della Forze dell'ordine per il contrasto al crimine organizzato.



La mafia si combatte anche con la formazione
Seminario sull'aggressione ai patrimoni mafiosi alla Scuola superiore dell'amministrazione dell'Interno. Tra i relatori il capo dell'Agenzia nazionale beni confiscati Morcone. Prossimo appuntamento l'8 luglio


Cosa c'è dietro la strategia di contrasto alla criminalità organizzata basata sull'aggressione ai patrimoni mafiosi che negli ultimi 3 anni ha portato al sequestro di beni illegali per oltre 11 miliardi?

All'attività investigativa si affiancano procedure e meccanismi tecnico-giuridici oggi al centro della prima giornata del percorso formativo 'antimafia' che si è svolta a Roma presso la Scuola superiore dell'amministrazione dell'Interno (Ssai). Il seminario ha avuto come relatori d'eccezione il direttore dell'Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, prefetto Mario Morcone, il direttore della direzione investigativa antimafia, generale dei carabinieri Antonio Girone, e il capo dell’ufficio analisi criminale del dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'Interno Enzo Calabria.

Interventi qualificati necessari per spiegare quello che il direttore dell'Agenzia nazionale Morcone ha definito nel suo intervento il «complesso ingranaggio» che sta dietro alla sottrazione dei beni 'criminali', una delle priorità del Governo. Perché l'aggressione ai patrimoni illeciti delle organizzazioni mafiose - ha proseguito Morcone 'citando' il ministro dell'interno Maroni - ha un duplice valore: simbolico, come messaggio forte dello Stato che persegue a 360° i criminali, ma anche concreto e sostanziale «perché toglie alla criminalità organizzata stessa risorse economiche fondamentali per lo sviluppo dei suoi traffici illegali».

Morcone ha illustrato il percorso che ha portato alla creazione dell'Agenzia, pensata per governare in modo più organico la gestione dei beni sequestrati. L'Agenzia, infatti, svolge un’attività di affiancamento e supporto all’autorità giudiziaria durante tutta la fase del sequestro, perché non ci sia soluzione di continuità tra sequestro, confisca e fasi successive. L'organismo si configura, inoltre, come «ente di programmazione» dell’utilizzo dei beni confiscati, una sorta di «cabina di regia nazionale» per orientare in questo campo l'azione istituzionale e delle varie componenti della società civile.

La prossima giornata formativa, in programma per l’8 luglio sempre alla Ssai, sarà dedicata all'attività amministrativa di prevenzione, in particolare rispetto ai tentativi di infiltrazione mafiosa negli appalti di opere pubbliche.

Nessun commento:

Posta un commento