sabato 26 giugno 2010

DI GATI E FALSONE In guerra per la leadership


DI GATI E FALSONE In guerra per la leadership

Per molti anni, Maurizio Di Gati (attualmente detenuto e collaboratore di giustizia, ndr) e l’ex latitante Giuseppe Falsone, si sono contesi la leadership provinciale di “cosa nostra”. Antonino Giuffrè (attualmente detenuto e collaboratore di giustizia, ndr) era stato incaricato da Bernardo Provenzano di mettere ordine nella cosca in provincia di Agrigento. Il nodo da sciogliere era la nomina del “numero uno”. E a contenderla erano proprio Di Gati e Falsone.

Giuffré più volte aveva indicato Di Gati quale ideale capo mandamento e si era arrivati all’elezione nel summit di Santa Margherita di Belice, nel luglio del 2002, quando l’irruzione dei poliziotti fece saltare tutto. Falsone, dall’altro lato, aveva già iniziato a muovere i primi passi, spalleggiato un mandamento palermitano e da quello di Caltanissetta, nonché dai Capizzi di Ribera.

Ma l’arresto di Giuffré e dei capi mandamento agrigentini, indebolì la posizione di Di Gati. E così Falsone avrebbero deciso di “calcare la mano”, facendo uccidere Carmelo Milioti (freddato a Favara, nel 2003, mentre si trovava dal barbiere) e Giuseppe Bruno (ucciso a Sant’Angelo Muxaro nello stesso anno), appartenente alla cosca dei Fragapane di Santa Elisabetta. Entrambi facevano parte della “squadra” dei fedelissimi di Maurizio Di Gati.



Fu l’arresto di quest’ultimo, avvenuto nel novembre del 2006 ad opera dei carabinieri, a sancire l’ormai certa superiorità di Giuseppe Falsone. Ad incoronarlo ufficialmente capo del mandamento della provincia Agrigentina, fu però Gianni Nicchi, boss palermitano emergente, ed oggi in carcere, arrestato dopo una lunga latitanza. A rivelarlo è stato Giuseppe Sardino, interrogato dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo e dai giudici che stanno celebrando con il rito abbreviato il processo “Agorà”. Sardino, interrogato a Milano all’interno dell’aula bunker, ha spiegato le dinamiche che hanno portato alla definitiva elezione di Falsone.

Queste le sue parole:
Sardino - Falsone una volta fa un appuntamento a Naro nella mia campagna, e vengono gente di Palermo.
Giudice – Chi di Palermo?
S – Viene... Gianni Nicchi assieme... Assieme a un altro, So...
G – Ma il Falsone glielo presenta dicendo: “Questo è Gianni Nicchi”?
S – “Questo è Gianni Nicchi”, sì. Era mandato da Palermo, avevano mandato lui.
G – Quindi era mandato come rappresentante di Palermo già...
S – Di Pale... era mandato da parte di Palermo, sì, portava i pizzini lui.
G – E Lei ha visto i pizzini?
S – Sì, li ho visti, ma non so il contenuto.
G – Sì, ma li ha visti uscire da dove? Dalle tasche, così?
S – Sì.
G – E consegnare?
S – Al Falsone. Nicchi allora, era il 2003, non era latitante, allora. Io non so che cosa loro si dicessero, non mi ricordo perfettamente se fu la prima volta che è venuto il Nicchi, o la seconda volta, quando il Nicchi se ne è andato il Falsone mi ha detto che gli avevano dato il mandato che era il rappresentante della provincia di Agrigento.

L’ex latitante, catturato oggi dalla polizia, non è comunque l’unico dalle nostre parti ad occupare importanti ruoli in “cosa nostra”. Gerlandino Messina, il giovane empedoclino tutt’ora latitante, sarebbe, infatti, l’indiscusso numero “2” del mandamento della provincia di Agrigento.

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