venerdì 27 novembre 2009

Mafia, il boss Graviano si dissocia


Mafia, il boss Graviano si dissocia

PALERMO - "Da parte mia è una dissociazione verso le scelte del passato che non riguardano il processo svoltosi a Firenze. Oggi sono una persona diversa".

Lo dice in un interrogatorio del 28 luglio scorso il boss mafioso palermitano Filippo Graviano ascoltato dai pm fiorentini Alessandro Crini e Giuseppe Nicolosi. Graviano è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di don Pino Puglisi e per le stragi del '93 oltre ad avere una lunga serie di condanne per mafia ed estorsioni.

I verbali con le sue dichiarazioni sono ora agli atti del processo al senatore Marcello Dell'Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e condannato in primo grado a nove anni di carcere. I pm hanno sentito Graviano dopo le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza che indica persone "estranee a Cosa nostra" come mandanti delle stragi nel '92 in Sicilia e nel '93 nel Continente.

"Faccio un esempio - aggiunge il mafioso - nel mio passato al primo posto c'era il denaro, oggi c'è la cultura. Sono ragioniere, ho sostenuto 13-14 esami di Economia, sono iscritto alla Sapienza a Roma. Sento l'esigenza di mettere una pietra sopra alle scelte del passato e di impostare un futuro di vita nella legalità".

Graviano aggiunge: "Quando crescerà sarà sempre il figlio di... Quando questo ragazzo sarà laureato quale impresa lo assumerebbe col cognome Graviano? Oppure se facesse un concorso statale o regionale lo assumerebbero? Io penso di no". Il boss spiega di avere una posizione diversa rispetto alla moglie sul futuro del loro figlio che lui vorrebbe far crescere fuori Palermo. Per un periodo il mafioso riuscì a convincere la moglie a trasferirsi a Roma, ma poi la donna volle tornare a Palermo e andò a vivere con la propria famiglia. Per il dissidio sul figlio, spiega Graviano, i rapporti con la moglie si sono interrotti anche se "ci amiamo".

"Il discorso di queste persone, entità, che avrebbero dovuto mantenere l'impegno con noi o con me o con qualcun altro, a me non risultano. Io non ho avuto mai promesse da alcuno e non c'è stato mai nessuno che ha promesso a me qualcosa per alleviare queste sofferenze", ha aggiunto Graviano. Il riferimento è ad accordi che la mafia avrebbe preso con personaggi istituzionali che avrebbero promesso un alleggerimento del regime carcerario e una revisione dei provvedimenti giudiziari. Graviano si rifiuta di rispondere ai pm su domande che riguardano le stragi e sull'organizzazione mafiosa Cosa nostra.

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