martedì 11 febbraio 2014

Soldi dei napoletani in Svizzera,



di Leandro Del Gaudio
Un tenore di vita altissimo, tra suite al Vesuvio e frequentazioni vip, falsi rendiconti per dimostrare ai clienti la bontà del proprio investimento.

Per anni, Eduardo Tartaglia avrebbe ingannato investitori napoletani, spostando soldi in Svizzera, dietro il miraggio di operazioni speculative vantaggiose.

Con queste accuse, il gip Isabella Iaselli ha firmato un ordine di arresto a carico di Eduardo Tartaglia, del suo socio svizzero Rocco Zullino, disponendo gli arresti domiciliari per il presunto socio napoletano Klaus Georg Beherend. Associazione per delinquere, truffa e falso sono le accuse mosse al termine delle indagini condotte dai pm Antonello Ardituro e Marco De Gaudio, nell’ambito di un filone di indagine nato nel corso degli accertamenti contro il clan Polverino e che ha visto pochi mesi fa finire sotto i riflettori anche l’ex vicecapo dei servizi civili Franco La Motta (a proposito della gestione del Fec, fondi edifici di culto), per il quale pende un procedimento condotto dalla Procura di Roma.

Decisive le indagini dei carabinieri, che hanno messo a frutto le denunce e le testimonianze di alcuni investitori napoletani, che hanno aiutato a ricostruire la strategia seguita da Tartaglia, in una vicenda scandita dalla recente (parziale) confessione dello stesso Tartaglia, oltre che da una serie di intercettazioni ambientali. Regista cinematografico e teatrale, Tartaglia ha raccontato la cosiddetta catena di Sant’Antonio, messa in piedi grazie alla sua attività di finto promotore finanziario, grazie alla quale spostava soldi dai conti correnti dei clienti, riuscendo a mascherare operazioni tutt’altro che vantaggiose. Indagini del comando provinciale dei carabinieri agli ordini del colonello Marco Minicucci, parlano testimoni e parti offese, che raccontano di aver affidato anche milioni di euro a Tartaglia per investimenti (apparentemente legali) in Svizzera.

Ed è così che alcune persone confermano di essere state ingannate, grazie ad estratti conto abilmente falsificati. Spiegano i testimoni: quando chiedevamo di ritornare in possesso dei nostri capitali, ci mostrava estratti di conti correnti a Lugano che solo in un secondo momento abbiamo capito essere fasulli. In altri casi, Tartaglia ricorreva ad altri espedienti: come alcuni documenti con carta intestata Dia (direzione investigativa antimafia), che servivano a convincere i clienti sulla impossibilità di sbloccare capitali, di fronte ad indagini in corso, o come il riferimento al cugino Franco La Motta, a sua volta oggi invischiato nella storia del fec nel corso di una indagine a Roma. Appena un anno fa, Tartaglia propose anche un investimento (non concretizzatosi) a Pierluigi Buffon, incontrato a Napoli in una suite dell’hotel Vesuvio.

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