martedì 4 febbraio 2014

Evasione shock: ora è caccia all'uomo in tutta Italia

All'ergastolano Cutrì e al commando che lo ha liberato

Posti di blocco e controlli per cercare di rintracciare il fuggiasco di origini calabresi dopo la sparatoria davanti al tribunale di Gallarate. Smentita la notizia secondo la quale uno dei fratelli si sarebbe costituito
 
SONO estese in tutt'Italia le ricerche dei componenti del commando che ieri, a Gallarate (Varese) ha fatto evadere l’ergastolano di origini calabresi Domenico Cutrì, 32 anni. Suo fratello Antonino, 30 anni, è morto in ospedale a causa delle ferite riportate nello scontro a fuoco con gli agenti della Polizia penitenziaria che scortavano Domenico per un processo. Antonino era giunto in ospedale con la madre.

Oltre all’evaso, carabinieri e polizia cercano altri due o tre uomini che sono entrati in azione poco prima delle 15 di ieri (LEGGI LA RICOSTRUZIONE). Erano arrivati a bordo di due auto, una delle quali è stata trovata vicino al tribunale. A bordo c'erano anche delle armi. In particolare, nel bagagliaio della Nissan lasciata dal commando, è stato trovato un arsenale fatto di fucili a pompa e a canne mozze oltre che di diversi proiettili di vario calibro. Ieri sera si era diffusa la notizia che un terzo fratello Cutrì si era costituito in ospedale con una ferita a un piede ma la circostanza è stata smentita dagli investigatori.
L'evaso non aveva mai avuto condanne nè è mai stato indagato per associazione mafiosa. Ieri a Gallarate era inquisito in un processo per truffa e assegni falsi.

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Il commando che ha liberato Cutrì è entrato in azione mentre il detenuto veniva fatto scendere dal furgone blindato per entrare in tribunale. Violento lo scontro a fuoco con le guardie della polizia penitenziaria, sotto gli occhi di diversi testimoni. Due agenti, rimasti contusi, sono stati soccorsi dal personale del 118, portati all'ospedale di Gallarate per accertamenti e in serata dimessi. Vicino al Tribunale, poco dopo, la polizia ha trovato una seconda auto utilizzata dai banditi, con a bordo armi d'assalto. A questo punto la fuga dei malviventi, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, è proseguita verso Cuggiono, il paese in provincia di Milano dove vive la madre dei fratelli Cutrì. Caricata la donna in auto la corsa è ripresa verso l'ospedale di Magenta dove il ferito e la madre sono stati scaricati. Ma per Antonino non c'era più nulla da fare ed è morto poco prima della 16.

IL "CHIODO FISSO" DI ANTONINO - La madre dei fratelli Cutrì è stata interrogata per ore dagli inquirenti. E' stata lei a raccontare che il chiodo fisso di Antonino, fratello di Domenico Cutrì, era quello di farlo evadere. La donna avrebbe raccontato di questo pensiero fisso del figlio, che è sempre, tuttavia, stato osteggiato dalla mamma che ha pure raccontato agli inquirenti che, a lei, sembrava che Antonino si fosse dissuaso di mettere in atto questa operazione.
Le indagini sono condotte dal sostituto procuratore della Repubblica di Busto Arsizio Raffaella Zappatini, che questa notte, insieme ai Carabinieri, ha sentito la madre dell’evaso, la sorella Laura, il fidanzato della stessa e la fidanzata del fratello più piccolo del Cutrì, Daniele, che non si trova. Secondo i familiari Daniele sarebbe partito domenica sera per Napoli. Le indagini e le ricerche proseguono in tutta Italia e si stanno approfondendo eventuali legami con la 'ndrangheta.

IL PADRE DEI CUTRI' E' IN CALABRIA - Il padre di Domenico Cutrì è in Calabria ed era atteso ieri con un volo su Malpensa, ma non è arrivato. Secondo il racconto della madre ieri uno sconosciuto le ha citofonato dicendole di correre perchè il figlio stava male, lei è scesa e si è messa alla guida dell’auto e si è diretta all’ospedale di Magenta dove è entrata col figlio in fin di vita e ha lasciato l’auto aperta, a sua detta, all’interno del Pronto Soccorso. Questa auto e un’altra, una Nissan ritrovata sul luogo dell’agguato usata per la liberazione di Cutrì, sono state entrambe rubate nella giornata di ieri. La Nissan, conteneva armi con il colpo in canna e numerosi proiettili.
E ora posti di blocco sono stati attivati in tutta la Lombardia, ma il commando potrebbe essere già lontano. Cutrì, figlio di emigranti calabresi, era in carcere con l'accusa di essere il mandante di un omicidio commissionato per ragioni di gelosia (LEGGI IL SUO PROFILO). 

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