martedì 29 gennaio 2013

«Ustica, strage causata da un missile»


La Cassazione condanna lo Stato:dovrà risarcire i familiari delle vittime. L'Alta Corte: «E' abbondantemente motivata la tesi del missile. I controlli radar non garantirono la sicurezza dei cieli». E' la prima verità processuale dopo il nulla di fatto dei procedimenti penali


ROMA - La strage di Ustica avvenne a causa di un missile e non di una esplosione interna al Dc 9 Itavia con 81 persone a bordo, e lo Stato ora deve risarcire i familiari delle vittime per non aver garantito, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la sicurezza dei cieli. Lo sottolinea la Cassazione in sede civile nella prima sentenza definitiva di condanna al risarcimento. È la prima verità su Ustica dopo il niente di fatto dei processi penali. Il Dc 9 dell''Itavia in volo da Bologna a Palermo venne abbattuto al largo di Ustica il 27 giugno del 1980. I morti furoni 81. La prima ipotesi parlò di cedimento strutturale e fin da subito cominciarono i depistaggi.

«E' abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile» accolta dalla Corte di Appello di Palermo a fondamento delle prime richieste risarcitorie contro lo Stato presentate dai familiari di tre vittime della strage di Ustica. Lo scrive la Cassazione civile confermando che il controllo dei radar sui cieli italiani non era adeguato.

Con la sentenza 1871, depositata oggi dalla Terza sezione civile della Suprema Corte, sono stati infatti respinti i ricorsi con i quali il Ministero della Difesa e quello dei Trasporti volevano mettere in discussione il diritto al risarcimento dei familiari di tre vittime della strage, i primi a rivolgersi al giudice civile, seguiti - dopo - da quasi tutti gli altri parenti dei passeggeri del volo. Senza successo i ministeri, difesi dall'Avvocatura generale dello Stato, hanno per prima cosa tentato di dire che il disastro aereo si era ormai prescritto e poi che non si poteva loro imputare «l'omissione di condotte doverose in difetto di prova circa l'effettivo svolgimento dell'evento».

La Cassazione ha replicato che «è pacifico l'obbligo delle amministrazioni ricorrenti di assicurare la sicurezza dei voli», e che «è abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile» accolta dalla Corte di Appello di Palermo nel primo verdetto sui risarcimenti ai familiari delle vittime depositato il 14 giugno 2010. Quanto alla prescrizione, il motivo è stato giudicato «infondato». Ad avviso della Suprema Corte, l'evento stesso dell'avvenuta vicenda della strage di Ustica «dimostra la violazione della norma cautelare».

La Cassazione ricorda che in relazione alla domanda risarcitoria proposta - in un'altra causa sempre nata da questo disastro aereo - da Itavia contro gli stessi ministeri, più quello dell'Interno, è stato affermato che «l'omissione di una condotta rileva, qualecondizione determinativa del processo causale dell'evento dannoso, soltanto quando si tratti di omissione di un comportamento di cautela imposto da una norma giuridica specifica, ovvero da una posizione del soggetto che implichi l'esistenza di particolari obblighi di prevenzione dell'evento». La Suprema Corte, dopo aver rigettato i ricorsi della Difesa e dei Trasporti, ha invece accolto il reclamo dei familiari delle tre vittime rinviando alla Corte di Appello di Palermo per valutare se possa essere concesso un risarcimento più elevato rispetto al milione e 240mila euro complessivamente liquidato ai familiari.

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