giovedì 24 gennaio 2013

Napoli, preso boss polacco: doveva incontrare il superlatitante di Scampia



Gli inquirenti sapevano che era in Italia per stabilire
contatti con Marco Di Lauro, figlio "Ciruzzo ’o Milionario"
 
di Marco Di Caterino
 
NAPOLI - I carabinieri lo cercavano da mesi. Un boss della mafia polacca, narcotrafficante di prim’ordine, latitante da cinque anni, inseguito da un mandato di cattura internazione. Gli inquirenti sapevano che era in Italia e sapevano anche il perché. Per stabilire contatti con Marco Di Lauro, figlio di Paolo (Ciruzzo ’o Milionario), latitante da otto anni e attuale capoclan, l’uomo più potente della Scampia criminale. Rafal Blonsky, 32 anni, (condannato a cinque anni di galera in patria, per traffico di droga), è stato arrestato a Casavatore, nella piazza di spaccio di via Vico (roccaforte dei girati), mentre tentava di allontanarsi in fretta e furia, a bordo di uno scooter.

Gli inquirenti, ritengono, che avesse appena terminato di partecipare ad un summit di mammasantissima. Per definire tempi, modi e organizzazione, di spedizioni di droga sull’asse Scampia – paesi dell’Est Europei, dove nel recente passato proprio Paolo Di Lauro aveva gettato solide basi economiche e aperto i canali illegali di approvvigionamento di quantità industriali di stupefacenti. Gli inquirenti sospettano addirittura che al summit abbia potuto partecipare lo stesso Marco Di Lauro.

Ma su questo particolare, gli inquirenti si sono chiusi in uno stretto riserbo. L’operazione, svolta dai carabinieri della compagnia di Casoria, diretta dal maggiore Gianluca Migliozzi e dai militari della caserma di Casavatore, diretta dal luogotenente Rosario Tarocchi, è scattata nel tardo pomeriggio di ieri, quando gli inquirenti hanno avuto la certezza della presenza in zona del narcotrafficante latitante. E i carabinieri hanno preso a controllare, con molta cautela e discrezione, la palazzine popolari di via Vico.

Questo complesso di edilizia popolate è un vero fortino. In mano ai girati, che controllano in modo maniacale tutti i residenti, costretti a chiedere il permesso ai pusher.

E nel corso del servizio, i carabinieri, hanno individuato anche l’ennesima piazza di spaccio, sorvegliata da una vedetta di appena sedici anni, (appena uscita dall’obbligo di permanenza in casa – che sono di fatto arresti domiciliati per i minorenni), che nonostante una frattura al piede, faceva da sentinella poggiandosi sulle stampelle. Con il minore sono stati arrestati Agusto Giustino, 24 anni di Casoria ( figlio di Antonio, un killer al soldo del clan Moccia, condannato all’ergastolo e morto suicida nel carcere di Lecce, il trenta luglio dello scorso anno) e Giuseppe Mazza, 20 anni, pregiudicato di Casavatore, che dopo la firma in caserma andava a spacciare. Ai tre i militari hanno sequestrato una decina di buste di marijuana e circa 500 euro in contanti.

La confusione creatasi al momento dell’arresto, ha indotto il latitante a tentare di allontanarsi dalle palazzine popolati di via Vico, dove abitano alcuni pezzi da novanta dei girati. Il sospetto è che, per garantire la fuga del boss dell’Est, quelli di « ‘o sistema» abbiamo voluto di proposito «bruciare» una piazza di spaccio, impegnare così i carabinieri e dare via libera al ricercato.

E il piano, era quasi riuscito. Perchè Rafal Blonsky, chissà per quale sentiero misterioso era pure riuscito ad allontanarsi dal rione delle case popolari, ma è poi incappato in un posto di blocco dei carabinieri.

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