mercoledì 4 luglio 2012

Vibo, bancarotta fraudolenta da 2,7 milioni Manette al numero uno di Confcommercio

Avrebbe pilotato il fallimento di un negozio di alta moda molto conosciuto in città. Arrestati anche la moglie Concetta; il suocero, il noto imprenditore locale Giuseppe Giovanni Mancini; e il commercialista Sacchini, presidente di Casartigiani. Tra le contestazioni, l'emissione di fatture per operazioni inesistenti e la sottrazione di merci dal magazzino


VIBO VALENTIA - “Dura lex, sed lex” dicevano i latini che, in quanto a proverbi e detti, la sapevano lunga. E la dura lex che ha preso le sembianze della procura della Repubblica di Vibo e della Guardia di Finanza si è “abbattuta” contro un intero nucleo familiare. Uno dei più noti della provincia. Un gruppo imprenditoriale che, nel tempo, ha fatto della moda un suo marchio di qualità: il gruppo Mancini-Rito. Adesso è finito nell'occhio del ciclone. Bancarotta fraudolenta, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e false comunicazioni sociali le ipotesi di reato mosse dal sostituto procuratore Santi Cutroneo, titolare dell'indagine condotta dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Gdf agli ordini del tenente colonnello Michele Di Nunno.
Raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare sono Giuseppe Giovanni Mancini, 79 anni, la figlia Concetta Mancini, 50 anni, il marito Giuseppe Rito, 61 anni, attuale presidente di Confcommercio (anche se l'inchiesta non ha a che vedere con la sua carica) e il loro commercialista Mario Malfarà Sacchini, 60 anni, presidente provinciale di Casartigiani. Tutti residenti nel capoluogo.
Cosa hanno scoperto gli inquirenti nella sostanza? Sulla base di accertamenti documentali, avviati nel corso del 2011 a seguito del fallimento del noto negozio di alta moda “Etty Mancini” sito sul centralissimo corso Vittorio Emanuele III e sulla relazione del curatore fallimentare, è emerso come gli arrestati, ai quali il gip ha concesso il beneficio dei domiciliari per come richiesto dalla stessa procura vibonese, utilizzassero altre imprese del gruppo imprenditoriale di famiglia con lo scopo di sottrarre disponibilità finanziarie ed altre utilità all'apprensione degli organi concorsuali, creando dunque un danno rilevante per i creditori, tra cui l'Erario per un importo superiore ad un milione di euro. Per raggiungere lo scopo emettevano fatture per operazioni inesistenti, simulavano pagamenti mai avvenuti, distraevano la totalità della merce in magazzino e svuotavano le casse societarie. Il tutto coordinato dal commercialista di fiducia il quale, forte delle proprie conoscenze tecniche, ha sapientemente ideato gli artifici contabili per occultare la realtà. Così facendo venivano manomessi i registri contabili e falsificati i bilanci della fallita.
La complessa attività d'indagine, concentrata sull'ipotesi di distrazione di beni dalla procedura stessa, per come segnalato dalla Sezione Fallimentare del Tribunale di Vibo Valentia, ha permesso alle Fiamme Gialle di appurare come gli arrestati, attraverso vari artifici economico-contabili, avessero distratto dal patrimonio aziendale della Etty Mancini Moda Srl, beni societari e risorse finanziarie pari a circa 2.700.000 euro. In più è emerso l'utilizzo e l'emissione di fatture relative ad operazioni inesistenti ammontanti a circa 300.000 euro.
L'autorità giudiziaria ha concestuamente disposto il sequestro dei compendi aziendali della società “E.T. Moda Fashion Srl” e della ditta individuale “Rito Giuseppe”, nonché dei conti correnti, conti di deposito, beni immobili, beni mobili registrati, beni mobili. Stessa decisione per quanto concerne 200.000 euro e per gli immobili intestati a Concetta Mancini, legale rappresentante pro-tempore della Etty Mancini Moda Srl, di fatto svuotata a livello patrimoniale. Il valore dei beni ai quali sono stati apposti i sigilli ammonta a 2.700.000 euro.

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