mercoledì 11 luglio 2012

Giustiziato il cane Lennox, ucciso senza neanche un addio

E' stato soppresso il cane condannato perché somigliante
alla razza Pitbull negato l'ultimo saluto della proprietaria
 
Lennox non c'è più. Questa mattina le autorità irlandesi che l'avevano rinchiuso in un canile, hanno eseguito la condanna a morte che pendeva sulla sua testa. La sua unica colpa? Assomigliare a un pitbull, razza considerata pericolosa in Gran Bretagna e, per questo, proibita dal Dangerous Dogs Act, legge in vigore dal 1991.

La sua storia è di quelle che lasciano senza parole. Chiunque, essere umano o animale che sia, per essere condannato dovrebbe avere una colpa specifica, verificabile e senza ombra di dubbio. Nel caso di Lennox così non è stato. Questo cagnolone di sette anni, nato a Belfast, in Irlanda del Nord, non ha una colpa specifica: non ha mai morso nessuno, non ha mai mostrato segni di aggressività. Anzi. Prima che il 19 maggio 2010 venisse preso e imprigionato dalle guardie zoofile del Comune, ha avuto una vita felice e tranquilla: Lennox viveva con la 34enne infermiera Caroline Barnes e con la piccola Brooke: la 12enne figlia disabile della signora che in lui aveva trovato un "fedele compagno" sempre presente nei momenti di difficoltà. «E' il mio miglior amico - ha raccontato nelle settimane precedenti la piccola al Daily Mirror -. Quando sto male, il che succede un sacco di volte, lui sta ai miei piedi e mi conforta... I miei altri cani escono e giocano, ma Lennox sta con me e io lo amo».
Da quando le hanno portato via il cane, Brooke non è più riuscita ad andare a scuola e ha cominciato a graffiarsi le braccia. Sintomi di insofferenza e disperazione interiore che preoccupano i medici che l'hanno in cura.

Lennox non ha colpe specifiche, neanche verificabili. E' finito in "galera" con un'accusa che va oltre al processo alle intenzioni. Lennox non è di una quelle razze considerate violente dalla legge inglese. L'unica colpa di questo cane è quella di assomigliare ai Pitbull. Condannato per l'aspetto fisico. In questi due anni di lotte, proteste, ricorsi, la famiglia Barnes ha anche prodotto un documento che smentisce tutto questo: «Gli era stato fatto il test del Dna - ha detto ai giornali - e questo ha dimostrato chiaramente che è un incrocio fra un American Bulldog, uno Staffordshire Bull Terrier e un Labrador».

Non ci sono neanche ombre sulle sue presunte colpe, c'è il buio completo. Emettere quella sentenza per Lennox è stato come condannare una persona che non c'entra assolutamente nulla con un crimine commesso da altri. Talvolta, nella vita degli uomini, capitano errori giudiziari dove una persona sconta una pena perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Magari indicato per sbaglio da un testimone. Lennox non ha questo tipo di colpe. Lui non era sul luogo di un'aggressione o simili. Lui era tranquillo ai piedi della sua piccola amica Brooke. Ignaro di tutto o di tutti.

Eppure da due anni Lennox veniva tenuto in una piccola cella del canile, con un po' di segatura sul pavimento, in attesa della sua esecuzione. Alla signora Barnes non è mai stato concesso di vederlo, di accarezzarlo. Così l'animale ha probabilmente provato anche la sensazione di essere abbandonato. Per oltre 772 giorni Lennox non ha neanche saputo delle lacrime versate da Caroline e dalla piccola Brooke, delle migliaia di persone che hanno firmato petizioni online in suo favore, che hanno scritto email e lettere di protesta, dei vip internazionali che sono scesi in campo per lui, delle decine di giornali che hanno scritto pagine e pagine del suo caso. Nulla di tutto questo. Alla signora Barnes, sono solo state consegnate delle fotografie che poi hanno fatto il giro del mondo.

«Ci è stata anche negate la possibilità di dirgli addio - ha scritto poche ore la morte di Lennox la signora Barnes -. Ci è stato detto anche che non possiamo raccogliere il suo corpo e portare a casa Len ma che riceveremo un po' delle sue ceneri per posta». Così ora non è più pericoloso.

fulvio cerutti (agb)

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