sabato 28 luglio 2012

Stop al racket del caro estinto


NAPOLI - Nasce a Napoli l'osservatorio per la legalità delle attività funerarie e cimiteriali svolte nella regione Campania. Si compone di dieci rappresentanti, ed è lo strumento promosso dall'Accordo intersindacale delle Imprese funebri e cimiteriali della Campania, per prevenire e contrastare le attività illegali ed abusive del settore in modo particolare contro il racket del «caro estinto».

All'incontro hanno partecipato il presidente regionale della confesercenti Vincenzo Schiavo, il presidente delloOsservatorio Lorenzo Diana, il portavoce dell'accordo intersindacale delle Imprese funebri e cimiteriali della Campania Luigi Cuomo, il presidente regionale dell'ACITOF Giuseppe Salomone e i rappresentanti della rete legale etica Alfredo Nello e Alessandro Motta.

I compiti dell'organo - è spiegato nella nota - sono monitorare e controllare la libera e corretta attività delle imprese; promuovere e sviluppare attività di sostegno alle amministrazioni comunali; raccogliere segnalazioni e denunce da trasmettere alle autorità competenti; promuovere convegni e studi in materia funeraria e cimiteriale.

«Nella nostra regione - ha dichiarato Cuomo - vi sono circa 450 imprese funebri, molte delle quali non hanno ancora una regolarizzazione contributiva e amministrativa, al punto da agevolare le infiltrazioni camorristiche nel settore.

L'Osservatorio nasce appunto da un gruppo di imprenditori storici e regolari, che hanno detto basta all'abusivismo e all'illegalità, dando vita ad un accordo intersindacale per aiutare tante famiglie che sono vittime del malaffare. Si tratta di condizionamenti esterni - ha aggiunto Cuomo - che vanno oltre i cimiteri, a partire dagli ospedali dove i cittadini vengono obbligati a rivolgersi a questa o quella ditta».

Allarmanti i dati presentati dall'Osservatorio: «Un funerale costa in media 3 mila euro. Ma si arriva a pagare dagli 8 mila ai 9 mila, cifre imposte dagli abusivi legati ai clan. In Campania sono 50 mila i funerali ogni anno, che producono un giro d'affari di 150 milioni di euro, 100 dei quali finiscono nel circuito del mercato nero in cui si annida la camorra».

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