venerdì 22 giugno 2012

Stato-mafia, Casini difende Napolitano:

«Attacco da schegge della magistratura»

Per il leader Udc il Capo dello Stato è vittima di un'operazione «pretestuosa e infondata» che non proviene «da partiti politici»

Casini

ROMA - L'attacco al presidente della Repubblica «è chiaramente pretestuoso e infondato. E, tanto per essere chiari, non penso venga da partiti politici ma da schegge della magistratura che forse hanno obiettivi intimidatori». Lo ha detto il leader dell'Udc, Pieferdinando Casini.

«Come cittadino voglio sapere chi, divulgando intercettazioni in un perverso circuito giudiziario-mediatico, ha determinato questo attacco al Quirinale», ha detto Casini parlando ai dirigenti dell'Udc riuniti in assemblea. «In questo momento stanno succedendo cose gravi e siccome a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca dico che non vorrei che questo attacco fosse determinato da chi si sente minacciato nei privilegi di casta o che pensa di avere il monopolio su alcuni poteri dello Stato rispetto ad un uomo che garantisce il rispetto dell'equilibrio tra i poteri». Secondo Casini, in ogni caso, «il presidente Napolitano ne ha viste di tutti i colori, ha i nervi saldi e non si fa intimidire». Casini chiede di «aprire un'indagine per capire come queste intercettazioni siano potute finire sui giornali».

Bersani.
«Il Quirinale è uno dei pochi presidi di questa democrazia. Sarà meglio evitare manovre attorno a lui perché poi non ci ritroviamo più niente». Lo ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani replicando ai cronisti sulle polemiche sulla trattativa Stato-mafia a margine di un convegno al Pd.

Schifani.
«In questi anni ho avuto l'onore di collaborare e confrontarmi con il presidente della Repubblica: sia nei nostri incontri istituzionali che in quelli riservati ho trovato in lui un grandissimo senso dello Stato, una grandissima trasparenza, correttezza e saggezza. Questi valori sono un patrimonio del Paese: attaccare il presidente Napolitano significa danneggiare il nostro Paese», ha detto il presidente del Senato Renato Schifani nel corso della sua visita ufficiale a Cosenza.

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