venerdì 15 giugno 2012

Sanità, nuova bufera in Lombardia indagato il dg vicino a Formigoni

milano
Un sistema architettato per far pagare i costi della sperimentazione di sofisticate apparecchiatura scientifiche per la cura dei malati non alle case produttrici ma allo Stato, ritagliando «bandi su misura» e prendendo accordi sottobanco. È questo il cuore della nuova inchiesta della Procura di Milano che colpisce ancora una volta il Pirellone. Così questa mattina la Guardia di Finanza ha effettuato una ventina di perquisizioni negli uffici dell’assessorato regionale alla Sanità e in quelli del direttore generale Carlo Lucchina, ora indagato, negli ospedali Niguarda a Milano, di Lecco, di Busto Arsizio e Saronno, e nelle sedi di una serie di aziende e società private.

Sotto inchiesta ci sono 28 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere, turbativa d’asta, rivelazione del segreto d’ufficio e peculato. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dal pm Calo Nocerino - che oggi ha sentito una serie di testimoni - sono state condotte dai militari del nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf e, al momento, hanno portato a ipotizzare un sistema creato per «promuovere interessi privati» nel settore pubblico. Ma inquirenti e investigatori puntano ad accertare se ci sia stata una contropartita e per chi e se ci sia stato il coinvolgimento di politici. Per adesso quel che è venuto a galla sono bandi in sostanza ’preconfezionatì per avviare la sperimentazione di apparecchiature scientifiche ad alta tecnologia. Sperimentazione finanziata dalla Regione Lombardia per alcuni milioni di euro e, si ipotizza, preceduta, a monte, da accordi tra le aziende private, o chi per loro, e i manager degli ospedali. Questi, a loro volta, facevano pervenire ai piani alti dell’assessorato alla sanità la richiesta di "testare", con i soldi pubblici, proprio l’apparecchiatura indicata dal dipendente o mediatore della società con cui avevano contatti e che poi, alla fine, si sarebbe aggiudicata definitivamente l’appalto.

Nel mirino di inquirenti e investigatori ci sono tre sperimentazioni: i progetti "Home Care" che riguarda l’assistenza a distanza di malati cronici e che avrebbe dovuto partire a Lecco; quello relativo all’emodinamica con l’allestimento di una sala con strumentazione di controllo del sangue all’avanguardia all’ospedale di Saronno (fa capo all’azienda ospedaliera di Busto) e, infine quello chiamato «Ecoscopio», già deliberato con uno stanziamento di 1.1mln, e che prevede l’acquisto sempre a Lecco e a Niguarda di 135 ecografi portatili. Progetti ora bloccati e che hanno portato ad iscrivere nel registro degli indagati, oltre a Lucchina (vicino a Formigoni), ritenuto perne del sistema, anche i direttori generali di Niguarda e Busto, Pasquale Cannatelli e Armando Gozzini, gli ex direttori generale e sanitario di Lecco Ambrogio Bertoglio e Giuseppe Genduso (quest’ultimo è ora a Niguarda), il responsabile dell’unità operativa di cardiologia di Saronno Daniele Nassiacos, alcuni responsabili del servizio di ingegneria clinica delle strutture sanitarie e mediatori e rappresentati di sei società o aziende private tra cui General Elettric, Telecom e Assomed.

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